domenica 1 aprile 2012

Educazione spirituale


Ieri mia figlia, 4 anni e mezzo, mi ha raccontato dettagliatamente la storia della crocefissione di Gesù..Non che questo mi abbia meravigliato perchè sappiamo che questo “indottrinamento” avviene sempre in occasione delle classiche festività religiose. La cosa che mi ha shokkato di più è stato scoprire il modo in cui questo sia avvenuto..La descrizione dei dettagli della corona di spine, del sangue che sgorga..delle continue percosse ricevute..e non ultima..la rappresentazione scenica di tutto questo usando la frontiera per capelli di una bambina per esemplificare il tutto! Ma mi chiedo: si può a 3, 4, 5 anni parlare in questi termini? L’ora di religione non è obbligatoria, in alcuni asili è prevista l'ora alternativa, ma in genere, di tutti gli iscritti, solo una piccolissima minoranza non partecipa. Come glielo spieghi a un bambino di tre anni che vede tutti gli amichetti divertirsi a costruire il presepe che lui non può farlo? Perché mamma e papà non vogliono?
 Mi rendo conto che non è una scelta semplice per i genitori; c’è solo da sperare che le insegnanti siano abbastanza intelligenti e sensibili da occupare i bambini che non aderiscono a religione senza creare “differenze” o altro..
Nell’asilo di mia figlia non c’è una specifica ora di religione, ritagliata sull’orario scolastico, però è evidente da questi racconti che l’impostazione delle insegnanti vada in una specifica direzione…
Mi chiedo e lancio un interrogativo a tutti voi: non sarebbe più corretto che una questione così personale e privata come la fede venisse gestita dalla famiglia stessa?
Io e mio marito abbiamo “iniziato” nostra figlia ad un cammino spirituale con un rito cristiano ed uno che segue una forma di spiritualità yoga (non mi addentro nei dettagli di questo secondo rito, perché sarebbe troppo complesso in questa sede), seguendo così le scelte di entrambi i genitori.
Per noi il battesimo ha rappresentato l’assunzione di un impegno a educare nostra figlia anche nella sfera spirituale.
Ci siamo chiesti sin da subito: quando cominciare l’educazione spirituale? C’è un aneddoto molto carino in proposito: “Una donna si rivolge a un saggio, la cui fama era diffusa nel luogo in cui abitava. Vuol sapere da lui quando è opportuno iniziare a educare religiosamente sua figlia. Il saggio domanda l’età della bambina e, quando viene a sapere che ha 5 anni, dice alla madre: «Presto, corri a casa, sei in ritardo di cinque anni».”
Noi crediamo fortemente che il bambino sia un essere spirituale. Non si può non tenere conto della familiarità del bambino con Dio. «Dio e il bambino se la intendono», ha detto con espressione felice una pedagogista montessoriana.
I bambini si fanno continuamente domande su quel che c’è OLTRE, sul perché delle cose, sull’inizio e sulla fine della vita. Sono aperti a Dio, naturalmente disposti a lasciarsi trovare da lui. Essi sono particolarmente ricettivi alle parole "alte". In un modo che per noi rimane misterioso il bambino è capace di "pensare Dio" e quindi è capace di accoglierne la presenza e dialogare con lui. E questa esperienza è vissuta con gioia, senza sforzo. Non c’è costrizione né artificio né obbligo: è un’esperienza di puro godimento.
I bambini sono semplici, liberi, trasparenti, sinceri, spontanei, capaci di meravigliarsi di fronte alla bellezza e al bene. È una radicale disposizione alla gioia e una naturale curiosità a tutto campo che include le cose spirituali. I bambini creano continuamente intrecci meravigliosi tra naturale e soprannaturale e questo serve, in primo luogo, a rassicurarli che sono venuti al mondo per un disegno buono, che sono amati e che non sono destinati alla morte.

E’ per queste ragioni che crediamo che l’educazione spirituale debba cominciare "fin dalla culla", perché questo è il momento in cui il cuore e la mente conservano la massima apertura e propensione verso l’Infinito. Per noi non si tratta di trasmettere valori e idee di fondo. La spiritualità entra a far parte di quella fitta rete di rapporti che fin dal primo giorno di vita si stabilisce tra madre, padre e bambino, attraverso la quale il piccolo struttura pian piano la sua personalità, impara a conoscere il mondo, entra nella vita. Abbiamo ritenuto fosse necessario aiutare nostra figlia a capire che la realtà non si esaurisce in ciò che vediamo e tocchiamo con mano, ma che ha anche una dimensione trascendente, ultraterrena: misteriosa, non percepibile con i sensi, ma profondamente vera. Che c’è un Dio che ci ama, che ci è vicino, che ci accompagna lungo le strade della vita.
Il famoso psicologo e pediatra inglese Walter Winnicott, interpellato sul tema dell’evangelizzazione in famiglia, rispondeva sottolineando la rilevanza decisiva del modo in cui il bambino appena nato è tenuto in braccio e guardato dalla sua mamma. “Si tratta di una comunicazione forte, originaria, che non passa attraverso parole e pensieri, ma attraverso l’atteggiamento con cui appunto la madre tiene in braccio il proprio bambino, lo guarda, gli sorride e l’accarezza. Insomma, la madre parla efficacemente di Dio a suo figlio anzitutto guardandolo in maniera affettuosa, sorridendogli, facendolo sentire, attraverso il proprio corpo, incondizionatamente accettato e benvoluto. Prende corpo in lui una fiducia di base su cui poi si potrà fondare il successivo sviluppo della fede. Così il piccolo, scoprendo nella madre il primo «altro» che l’accoglie e gli dà fiducia, entra in qualche modo nella dimensione del sacro e si prepara a scoprire in Dio il definitivo «Altro», Dio.”
Per noi “educare spiritualmente” non vuol dire impartire un'educazione di tipo catechistico o confessionale. La spiritualità non dovrebbe essere definita da particolari dogmi e i bambini dovrebbero essere guidati a sperimentare le verità universali che i differenti sentieri spirituali hanno in comune.
Nostra figlia osserva la mamma pregare e il papà meditare, partecipa a raduni di yoga in cui si cantano e ballano mantra, parla via skype con un amico prete missionario in Perù, incontra spesso aggirarsi per casa monaci vestiti di arancione con cui colora i mandala e suona la chitarra! Lei respira quest’atmosfera spirituale variegata e a noi piace molto. Vede i suoi genitori aprirsi con fiducia al trascendente, a un Dio che ci ama e guida i nostri passi. Quanto alle preghiere, non intendiamo imporle assolutamente. Se lei sente di farle, perché vuole unirsi a noi, o ce le propone, noi la seguiamo con gioia. Rivolge a volte preghiere o richieste a Dio per dei familiari o amici la sera prima di andare a dormire, così come le piace molto cantare insieme a noi componimenti devozionali, oppure è lei stessa a proporci una preghiera di ringraziamento prima del pranzo. Sono anche occasioni per sentirsi più uniti, un modo per rallentare i ritmi frenetici della giornata e rimangono sempre per noi un puro atto di amore, un dono, nulla di più! Preferiamo i pensieri liberi alle preghiere con formule fisse perché pensiamo sia più bello contestualizzare la preghiera nel complesso delle nostre vite.
Crediamo che se una persona è religiosa può parlare di Gesù, Dio, Allah, del Karma, della reincarnazione, etc. L’importante è crederci davvero e non dire le cose solo perché vanno dette! Molto spesso sono i bambini stessi che ci sorprendono con affermazioni molto “spirituali”. Per esempio mia figlia mi ha detto, di fronte ad una situazione pericolosa: “Mamma, tanto anche se muoio, io torno in cielo da Dio, divento piccola un'altra volta, e poi scendo di nuovo giù da voi!” In questo caso non c’è bisogno per forza di essere buddisti per rispondere di sì e dare tranquillità al nostro bambino, basta spiegare questa affermazione in base al proprio sentire, chi crede nella reincarnazione può spiegare la reincarnazione, chi è cristiano può parlare del Paradiso, etc. 
Come abbiamo deciso di parlare con lei di Dio? Descrivendole il mondo che ci circonda nella parte che riguarda la Natura come Sua opera, attraverso immagini leggere e magiche, aneddoti anche divertenti che avvicinano Dio a noi in modo paterno, affettuoso, e che non lo relegano "nell'alto dei cieli" come supervisore intransigente delle nostre vite! Non ci piacciono le descrizioni “storiche” e “crude”.. Crediamo che la spiritualità sia un dialogo interiore da nutrire, creando situazioni in cui nostra figlia possa esercitare la capacità di stare bene nel silenzio e vivere la “bellezza”. Le narriamo storie, personaggi. Non semplici racconti, ma vite umane vere, attraversate dall’azione di Dio, storie di libertà molto “ispiranti” ed elevate che crediamo possano nutrire la sua parte spirituale ed emotiva.
Qui di seguito ci sono una serie di letture che noi le proponiamo, tra le altre, e che vi offriamo come spunto.
La luce nella lanterna”  Gorge Dressig- FIOR DI PESCO EDIZIONI
Le piccole fiabe ZEN del grande panda Acquasilente” Jon J Muth- Mondadori

Come San Giorgio sconfisse il drago” Max Bolliger e Giovanni Manna- BOHEM

Racconti indiani” Anna Milbourne- Edizioni Usborne

Padre Nostro” Regine Schindler- BOHEM

Fiabe buddiste” Valter Girando- Edizioni MIELE

Preghiere per madri e bambini” Rudolf Steiner- Editrice Antroposofica MILANO

San Francesco e il lupo di Gubbio” Julie Hanna – Editrice VELAR

“Nonno quattro venti e luna nascente” M.Chanin e S.J.Smith- Edizioni Il Punto d’Incontro

“Piccolo Buddha” Shomey Yoh - Edizioni Il Punto d’Incontro


"L'abbraccio" David Grossman- Mondadori


"Gli angeli dei sentimenti" Anja Klauss- Gribaudo


Quali saranno i passi successivi della sua educazione spirituale? Noi non vorremmo far seguire a nostra figlia il catechismo, né farle prendere i sacramenti successivi al battesimo. Per la vita spirituale di ciascuno di noi due questi riti non sono stati ricevuti e compresi interiormente con la dovuta consapevolezza e nel giusto tempo..Sia io che mio marito, in modi diversi, attraverso percorsi molto particolari,  siamo approdati alla fede da adulti, con una consapevolezza rinnovata e una capacità di discernimento più matura. Vorremmo che accadesse questo anche per Sara e che lei fosse libera di scegliere quando si sentirà pronta. Ci affideremo molto al suo percorso personale di crescita e non escludiamo che invece sia proprio lei a chiederci qualcosa di diverso, come spesso accade sorprendentemente con i figli..ma per il momento sentiamo di seguire “con tutto il nostro cuore e la nostra anima” questa strada.
E voi come vivete la spiritualità con i bimbi?



NICOLETTA.





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