mercoledì 23 maggio 2012

Gioco e giocattoli Waldorf





Nei primi tre anni di vita il bambino compie vistose trasformazioni ma altre ne seguono con ritmi più lunghi.
Davanti al bambino piccolo così plasmabile, così pieno di aspettativa, così indifeso, dovrebbero nascere un grande senso di responsabilità nel creare l'ambiente intorno a lui, e tante domande. Proviamo ad osservare più attentamente come procede il bambino, come tutto in lui è movimento e come solo gradualmente egli si pone in una situazione di quiete e anche quando è tranquillo tutto ancora si muove in lui. Guardiamolo quando gioca in riva al mare e vuole costruire un castello di sabbia: come questo materiale si lascia completamente formare e trasformare e combinare con acqua in diverse gradazioni di densità! Prendiamo ora in mano dei cubi di legno o dei piccoli pezzi di plastica che si combinano insieme solo secondo certe regole e sentiamo noi stessi come l'azione dei due materiali sia completamente diversa e scegliamo quello che più è consono all'intima necessità di plasmare del bambino. Quando si osservano i bambini giocare si può imparare molto a proposito di adattabilità, immaginazione e gioia nella creatività. Il dono che loro possiedono di trasformare gli oggetti in giochi, trovando sempre nuove soluzioni, può essere visto come l’esatto opposto di ciò che spesso infastidisce l’adulto: successioni predeterminate di pensieri e mancanza di energia per intraprendere nuove iniziative. Come genitori possiamo cercare di acquisire un ‘”occhio dell’artista” per giudicare i modi diversi in cui i bambini giocano. Possiamo osservare come tengono in mano i mattoni da costruzione, se li assemblano in verticale o in orizzontale, come addestrano il proprio equilibrio, se rinunciano o ricominciano da capo: tutto ciò può dare un’idea dell’individualità e del temperamento del bambino. Giocando il bambino verifica sugli oggetti esteriori se questo o quello, grazie alla sua attività ha un effetto. Nel gioco, con l'imitazione, i bambini prendono coscienza della natura e del loro ambiente culturale. "Afferrare" diventa "comprendere". Per il bambino piccolo, che frequenta l'asilo, si parla di "com-prendere col gioco": sperimentare con tutti i sensi, muoversi con tutto il corpo, essere attivo con mani e piedi. Da questo derivano la capacità di dominare i movimenti del corpo, di governare l'equilibrio, di sfiorare delicatamente e di afferrare saldamente qualcosa. E da questo nascerà più avanti l'esperienza autocosciente: posso plasmare il mondo perchè l'ho compreso.
Mette in moto la sua volontà di agire. Per questo è importante che nel gioco dei bambini si mescoli il meno possibile l’elemento razionale. Un gioco sarà tanto migliore quanto più si svolgerà in un ambito non del tutto compreso, ma sentito come vivente. Il giocattolo avrà una migliore funzione educativa se sarà composto di parti  o personaggi che si muovono mediante fili o altro, un libro sarà preferibile se avrà figure o animali movibili; questo tipo di giochi è migliore di una cassetta di costruzioni che richiede un’attività logica e fa appello a criteri personali più che a quel tipo di ricerca a tentoni dell’elemento mobile e vivo che il bimbo non capisce razionalmente ma vede in attività.
L’immaginazione si trasforma man mano che il bambino cresce.
Un lattante non ha bisogno di essere creativo. I bambini molto piccoli non hanno la padronanza dei loro mezzi espressivi, ma già verso i 2-3 anni questi iniziano a manifestarsi. Se si danno ad un bambino di quest’ età gessi e matite, lui si mette subito all’opera, esternando la sua volontà, il suo bisogno insopprimibile di rendere visibile in un’immagine il movimento. La fantasia affiora nella vita di un bambino solo tra il secondo e il terzo anno di vita; a questo punto il gioco perde il suo carattere concreto e oggettivo. Il bambino non si accontenta più di battere sui piatti e sulle pentole, ora la pentola diventa una casa e il cucchiaio diventa una persona che vi entra.
Dai 3 ai 4 anni il bambino sembra essere posseduto dal potere della fantasia:in ogni momento fluiscono nuove idee. I piccoli seguono la loro ispirazione, usando tutto ciò che proviene dal mondo esterno.
Se si dà ad un bambino di due anni una scodella piena di sabbia e gli si dice che è una torta di compleanno, può succedere che il bambino cominci a mangiare la sabbia. Un bambino di tre anni invece ti guarderà e risponderà: "E' solo un gioco, non è vero?". Il bambino di quattro anni sa che è un gioco: comincerà ad ornare la sabbia con fiori e foglie e inviterà gli amici a una festa di compleanno. Il bambino a quest'età può prendere in mano le cose più semplici e farle diventare qualsiasi cosa desideri, per poterci giocare. Quindi, nel medesimo istante in cui il bambino comincia a pensare, si risveglia anche la fantasia infantile.
I bambini di 6-7 anni spesso hanno già una specie di quadro interiore del gioco che stanno facendo; la loro fantasia crea idee per l’azione con no scopo più definito.
Poiché i bambini diventano più sensibili quando superano i 5-6 anni, molti pensano che a quell’età serva loro qualcosa di nuovo.. Ma i bambini si possono talmente abituare a dei continui cambiamenti da non sentire più alcun collegamento con ciò che stanno facendo, e non riescono a sviluppare nessuna perseveranza. Spesso preferiscono parlare ad un adulto, facendo ogni sorta di domande, piuttosto che prendere parte ad un’attività. Può accadere che siano molto irrequieti o diventino spettatori apatici. In casi come questi, po’ essere d’aiuto farli giocare con bambini più piccoli la cui fantasia viaggia ancora sfrenata! Il bambino di 6 anni non ha bisogno di nuovi oggetti intorno a lui: sono gli atteggiamenti di noi adulti che devono cambiare, anche se sempre in modo graduale. I bambini devono notare che stiamo facendo loro delle richieste, che non possono camminare dentro casa con gli stivali per la pioggia, come fa il piccolo di tre anni, senza pensarci. A 6 anni possono avere piccoli compiti, come innaffiare le piante, apparecchiare la tavola..  Dopo aver lavorato un po’, tornano a giocare con rinnovato ardore!
La fantasia creativa vive nel gioco infantile. Questa deve venire protetta e coltivata perché conferisce calore e profondità a tutto l’agire del bambino ed è ancora strettamente connessa alla sensorialità. Nella sfera della fantasia creativa predomina l’essere interiore del bambino e il suo atteggiamento un po’ sognante si mantiene intatto. Il gioco pervaso di fantasia prelude a quella qualità preziosa per l’uomo che è la capacità di immedesimarsi con pienezza nel proprio lavoro.
E se pensiero e fantasia possono crescere e maturare insieme, si trasformano in pensiero creativo, un pensiero che affronterà il futuro in modo creativo. Un bambino entra all'asilo poco dopo aver compiuto questo passo nel suo sviluppo interiore. Nel periodo dell'asilo la fantasia si trasforma.
All'inizio il bambino è quasi costantemente in movimento, ma a poco a poco si immerge sempre più nel suo gioco, che prende le mosse sempre da qualcosa che c'è intorno a lui. Il gioco non è programmato; l'interesse viene attratto da qualcosa, un tronco d'albero, dei legni da costruzione, una bambola, dei teli, e il gioco si sviluppa da sé.
Un ulteriore passo nello sviluppo della fantasia del bambino si manifesta nel momento in cui il gioco nasce da un'idea. Prima il bambino inventa il gioco, poi va a cercare le cose che gli servono per farlo. Affiora un elemento interiore che evolve gradualmente verso la “progettazione per immagini”. Lo spazio di gioco viene trasferito dall'esterno verso l'interno.
L'evoluzione della fantasia infantile è anche un pilastro portante nello sviluppo del pensiero creativo. Dove l'una viene frenata l'altro non può che soffrirne.
Lasciamo che il bambino inventi il suo gioco. Forniamogli occasioni di vedere persone attive in un lavoro ed egli vorrà imitare il gioco e qualunque cosa andrà bene come barca o nave o casa.
Nel gioco si specchiano i rapporti che il bambino ha con se stesso, con gli altri, con il mondo e una certa gradualità di ciò che incontra è fondamentale perchè la vita del bambino risulti armonica. Egli vuole diventare uomo e quindi tutti i suoi primi incontri è bene che abbiano come primo punto di riferimento l'uomo stesso: quindi il gioco con gli adulti precede quello con il giocattolo, e la bambola, immagine dell'uomo, precede l'animale e questo precede l'utensile e la macchina. E così anche nei materiali la lana e la seta precedono il cotone e questo precede il legno e il metallo. Cerchiamo cioè di accompagnare il bambino dal cosmo verso la terra partendo da elementi morbidi e caldi verso elementi duri e più freddi.
Le prime impressioni hanno una grande importanza per un sano sviluppo delle facoltà umane ed è importante che il bambino possa avere percezioni di qualità di materiali diversi ma naturali, cioè trattati dalla natura e poco manipolati, che conservano quindi un certo elemento di calore.
Troppo facilmente il giocare viene scambiato con il puro e semplice essere occupato.
Si è contenti, quando i bambini fanno qualche cosa e ci si chiede troppo poco sulle forze che vengono di volta in volta suscitate e chiamate ad agire sul bambino.

Sempre, quando incontriamo dei bambini in attività, da soli o in piccoli gruppi, possiamo vedere  che, se giocano veramente, rappresentano scene di vita quotidiana. La persona adulta ha per loro una grande importanza.
All’adulto essi alzano gli occhi con ammirazione. In sua presenza sperimentano con lui come imposta la sua vita in casa, sulla strada, nei negozi, nel rapporto con le altre persone, ecc…, come si preoccupa per la famiglia, per la casa, come domina la tecnica.
Tutte queste esperienze danno degli impulsi per diventare attivi per ciò che noi chiamiamo giocare. L’ambiente circostante fornisce ispirazione per il suo gioco, che imita l’attività dell’adulto, ma è privo di propositi pratici o di obiettivi. Ciò che piace al bambino è l’atto del fare!
Ad esempio, se dei bambini di 5 o 6 anni vogliono avere un tipo particolare di automobile, per esempio un’ambulanza, in cui poter anche salire, avranno bisogno non solo di molta fantasia, ma anche di molta abilità, pazienza e forza di volontà.
 All’inizio di un tale gioco c’è per lo più l’idea dell’auto speciale e l’impulso a costruirla.
Durante la costruzione, in rapporto ai diversi materiali e ai compagni di gioco, arrivano le singole idee per l’elaborazione, l’allestimento e i miglioramenti. E ogni volta che un’idea ha preso forma, subentra la più grande soddisfazione.
 Osservatori inesperti possono chiedersi quand’è che i bambini arrivano al gioco vero e proprio, se ogni volta devono impiegare così tanto tempo per fabbricarsi i propri giocattoli.
Poi vedono con sorpresa, che dopo averlo usato per poco tempo o addirittura poco prima della sua conclusione, il tutto viene smontato, trasformato e ricostruito in un altro posto.
Giocare significa dunque essere nel processo, non servirsi di un prodotto finito.
Per l’adulto è difficile immedesimarsi nel mondo di fantasia del bambino e nell’operare delle sue forze. Troppo facilmente vorrebbe condividere con i bambini il fascino, la gioia, il piacere di guardare oggetti in miniatura, perfette imitazioni o perfino figure umane e animali deformate in caricature.
Il gioco del bambino non è mai un’attività fatta superficialmente, ma un agire pervaso di profonda serietà.
Se oggi questo non avviene, con alcuni bambini, la causa è da ricercare raramente in loro stessi, bensì nell’ambiente che li circonda: il comportamento degli adulti o il tipo di giocattoli messi a loro disposizione, ha fatto sì che andasse persa la capacità di un gioco pieno di dedizione.
Se si è consapevoli delle necessità pedagogiche, si può rimediare.
 E’ importante perciò che l’adulto, in presenza del bambino, sia attivo.
Una mamma quando per esempio lava la verdura, scopa la stanza o stira, agisce in modo molto più stimolante che se scrivesse una lettera; e così il papà che lava l’automobile è più stimolante che se legge il giornale.
Il fatto che il bambino impara attraverso l’imitazione porta con sè la conseguenza che l’adulto, in presenza del bambino, dovrebbe comportarsi in maniera degna di essere imitata.
L’adulto può arrivare a interiorizzare questo fatto a tal punto da diventare capace, col tempo, di guidare il bambino molto più attraverso l’imitazione che attraverso spiegazioni e proibizioni.
L’uomo, e in modo particolare il bambino piccolo, è un essere in divenire. Anche nell’ambiente che lo circonda, ha bisogno di trovare la possibilità di trasformare, di creare qualcosa di nuovo. I giocattoli dovrebbero avere la caratteristica di sollecitare la fantasia del bambino, in modo tale che egli possa scoprirvi ogni volta qualcosa di diverso.
Non ogni giocattolo si lascia trasformare in questo meraviglioso modo. Certamente diamo ai bambini anche degli oggetti, che sono più formati e che lasciano intravedere una tipica figura umana o di animale, un ponte o una macchina.
Ma non è necessario che essi rappresentino la maggioranza di tutti gli oggetti presenti nella stanza del bambino.
L’idea di base è che i giocattoli dovrebbero essere semplici, (relativamente) pochi, in materiali naturali, fatti a mano se possibile, e con un “finale aperto”, che significa questo: il gioco dovrebbe stimolare l’immaginazione – il bambino puo’ “completarlo” usando la propria mente.
Ai bambini non serve granchè per cominciare a giocare: bastano semplici giocattoli fatti di materiali naturali che possono essere trasformati in una miriade di oggetti diversi, grazie ai quali reatività e fantasia s rinforzano e ricevono infinite possibilità di sviluppo. Costruire noi stessi dei giochi (o farlo insieme ai bimbi) non è solo divertimento; ci permette anche di sviluppare un rapporto speciale con i giocattoli stessi. Poiché per i bambini noi siamo dei modelli, siamo in grado di influenzare il loro potenziale creativo. Anche prima che il giocattolo sia finito, i bambini pregustano eccitati la gioia di ciò che potranno farci.


Il giocattolo da uno a tre anni
Da uno a tre anni i bambini stanno soprattutto con la mamma, e il loro più grande piacere è trafficare con mestoli, pentole, ecc…
Per questo sono sufficienti solo poche cose nell’angolo dei giochi: una grande bambola coi nodi (telo quadrato con il lato di circa 70cm, testa dimetro 12cm), una semplice carrozzina di vimini, una palla di stoffa morbida, un cesto con legni da costruzione, un cesto con castagne, palette di legno, figure umane intagliate, cavallo a dondolo
.

Il giocattolo dai tre ai cinque anni
Dai 3 ai 5 anni sono molto indicati tutti i materiali per grandi costruzioni:
- cavalletti di legno,
- teli da gioco,
- sacchetti di sabbia e mollette da bucato,
- coperte, nastri e corde,
- legni da costruzione,
- tavoli, panchette, sedie
- cesti diversi per tenere ad esempio cortecce, conchiglie, pigne, sassi, lana di pecora, piume, castagne, ghiande,
- bambole, teli per fasciare le bambole, sacchetto a pelo per bambole,
- vari cesti e scodelline di legno,
- pastori e pecore,
- cavallo di legno con carretto o carrozza,
- trottola di legno, ecc…

I teli a gioco sono quadrati o rettangoli di seta colorata di misure diverse, diventano vestiti per le bambole, abiti, mantelli, cappelli, travestimenti, bandiere, fiumi, montagne. I bambini possono costruire case e castelli meravigliosi! I pezzi di stoffa possono essere usati per ricoprire sedie e tavoli o venire appesi agli elastici e tirati da un mobile all’altro. Per fissare le stoffe si potranno usare mollette da bucato.

I cavalletti di legno sono da annoverare tra quegli oggetti da costruzione che si auspica siano presenti nella stanza di ogni bambino. Per le loro molteplici possibilità sono da ritenersi indispensabili. Ricoperti di un telo, due di questi cavalletti possono formare un accogliente angolo per bambole o un negozio.
Tutti gli spigoli devono essere ben arrotondati, l’asta superiore può essere estraibile. Nell’asta trasversale superiore possono esser praticati dei fori, in cui possono essere infilate delle canne per realizzare dei tetti, coperti di teli, collegando tra loro due cavalletti. Durante il gioco si trasformerà in una miriade di cose: n negozio, un teatrino, una casa di bambole, un tavolo, uno scaffale, una casa (ricoperto da stoffa) etc..

I legni da costruzione, ricavati da pezzi di ramo di varia grandezza e ricoperti di corteccia, offrono una grande quantità di forme organiche e di colori naturali.
Basta scegliere dei rami con una bella corteccia, del diametro da 2 a 15cm. I rami possono essere segati secondo il peso in lunghezze diverse, da 2 a 25cm.
Con i rami molto grossi si tagliano dei dischi di circa 4cm di spessore.
Non bisogna mai tagliare via del tutto i rami laterali, ma lasciarli sempre per una lunghezza di alcuni centimetri.
Levigare gli orli di taglio e strofinare bene i pezzi con cera d’api o olio di lino e lucidare: in questo modo il legno è protetto e può essere pulito con facilità.
Per la conservazione dei legni sono particolarmente indicati i cesti di vimini. Il risultato sarà che i bambini potranno realizzare meravigliosi paesaggi, castelli, città e mille altre cose!

Le bambole. Queste strane bambole costano care e molti non vedono l’interesse di spendere 100-150 euro per una bambola “imperfetta” quando ci sono meravigliosi esemplari, parlanti, piangenti, facenti pipi’ e anatomicamente perfetti che costano meno della metà.
“Il fatto che la bambola sia semplice, morbida e abbia, al posto degli occhi e della bocca, solo due puntini, dà al bambino la libertà di concretizzare la sua fisionomia vaga in una rappresentazione personale. Inoltre la bambola di stoffa è in grado di modificare, agli occhi del bambino, la sua espressione a seconda dello stato d’animo”. Il fatto che i lineamenti siano rudimentali è il frutto di una scelta precisa, perché il bambino possa attribuire loro qualsiasi emozione. Sono imbottite con lana di pecora, che si scalda tra le braccia del bambino, dando la sensazione di una bambola “viva”

Il giocattolo dai cinque ai sette anni.

Dai 5 ai 7 anni poche cose possono essere aggiunte:
- vestiti per bambole,
- animali di lana fatti a maglia,
- libri illustrati,
- un cestino da lavoro  con forbici, ditale, porta aghi, ritagli di stoffa e fili colorati.
Per giocare in giardino la cosa più importante è la buca della sabbia.
Questa non dovrebbe essere troppo piccola e abbastanza profonda.
La sabbia è un materiale ideale per la mano del bambino, che vorrebbe continuamente formare e trasformare. Si può arricchirla con delle conchiglie resistenti e con sassi interessanti.
Dei piccoli cestini di giunco per setacciare, delle palette di legno ed alcuni ceppi di legno di varie forme, stimolano a fare molti giochi. Se qualcuno non ha il giardino, no problem! Guardate qui: http://www.equazioni.org/index.php/2010/06/14/sabbiera-da-balcone/

Nel gioco l’elemento essenziale e formativo sta nel fatto che noi adulti dobbiamo arrestarci e lasciare il bambino alle proprie forze autonome. Il gioco è guidato e sostenuto dall’atmosfera che si crea attorno ai bambini. Se ci preoccupiamo di circondarli di influssi puri, veri, controllati, affettuosi, fatti di calore e bellezza, tutto questo rivivrà nei loro giochi. Se, con uno strappo brusco egli viene disturbato nel suo sviluppo graduale, a volte anche lento, la sua autocoscienza si risveglia troppo presto rendendolo insoddisfatto e capriccioso. Ci sono delle differenze individuali che nel gioco vengono messe in luce. Steiner dice: “ Il gioco raggiunge la sua massima caratterizzazione intorno ai 5 anni. Naturalmente i bambini continuano a giocare anche dopo quest’età, ma allora al gioco si mescolano altri elementi ed esso perde quella caratteristica che lo fa apparire come fluito da un arbitrio interiore. Se si vorrà guidare il gioco opportunamente, bisognerà tenere d’occhio il temperamento del bambino. Di solito si ritiene che un bambino flemmatico possa venir corretto proponendogli dei giochi molto vivaci che gli diano degli stimoli; oppure che un temperamento chiuso in sé stesso, tendente alla melanconia, si possa modificare con giochi che lo rallegrino. Ma questa opinione non è esatta.; in realtà ciò che va fatto è proprio il contrario, ossia si deve studiare il carattere di fondo del bambino e adattare il gioco al suo temperamento. Si deve cercare, nel caso di un bambino lento, di imprimere anche nel gioco un ritmo lento, mentre per un bambino più rapido il gioco sarà reso veloce con passaggi graduali a ritmi diversi.”
Per una sana educazione del bambino possiamo considerare anche un altro aspetto, quello di una distinzione eccessivamente precoce tra uomo e donna. Gli aspetti umano-morali dell'uomo non sono sottoposti a questa distinzione: la bontà, il coraggio, la pazienza, l'audacia, la perseveranza, la compassione sono qualità umane in senso generale. Nel gioco esse trovano modo di manifestarsi nelle forme più svariate. Lasciamo dunque che il bambino sperimenti e viva questa qualità senza limitare le sue esperienze ed ambiti troppo ristretti o con ruoli troppo determinati che si rifanno inesorabilmente a stereotipi di dubbio valore educativo. Lasciamo che i bambini cullino amorevolmente una bambola e che le bimbe scalino montagne e guidino navi. Qualcuno trova strano che un bambino maschio giochi con le bambole temendo che questo potrebbe “influenzare” la futura identità sessuale di suo figlio. I bambini, fino all’età di sette anni, imitano gli adulti che hanno intorno. Un bambino, maschio o femmina che sia, che passa la maggior parte del tempo con la mamma, giocherà a passare l’aspirapolvere, a cucinare, a stirare. Un bambino che vede la sua mamma accudire la sorellina (o il fratellino) giocherà a cambiare la bambola.
Evitiamo piuttosto l'aggressività, la violenza e la civetteria che esaltano gli aspetti dell'uomo lontani dalla vera dignità umana.
Se si consente ai bambini di sperimentare tutte le fasi del gioco fino all’età di 7 anni, le loro percezioni, le impressioni dei loro sensi, la loro conoscenza delle relazioni e le loro idee ed esperienze li avranno resi sufficientemente maturi da poter affrontare le varie richieste, non solo intellettuali che la scuola porrà loro.
Il nostro tempo si potrebbe definire l’epoca della “roba”; è tipico infatti dei processi industriali produrre un’infinità di cose pronte per l’uso, che vengono subito utilizzate per uno scopo ben preciso ma che non hanno nessuna durata. E’ anche tipico della natura dei bambini stancarsi in fretta di un giocattolo molto specifico, con un’unica possibilità di impiego. L’essenziale è non dare al bambino troppe cose! Tale principio educativo in un paese industrializzato appare un’utopia e i genitori che si prefiggono di metterlo in pratica si accorgono ben presto che il loro programma viene sistematicamente intralciato da nonni, zii, cugini e amici, che animati dalle migliori intenzioni, non mancano mai di portare una marea di giocattoli pre-definiti, super-intelligenti, ultra-moderni quando vengono in visita. Ci sono poi i compagni di gioco più forniti che usano esibire con orgoglio l’ultimo dono ricevuto. Ciascuno però nel suo piccolo può riuscire a creare l’ambiente migliore per i propri figli, filtrando, mediando, neutralizzando, senza troppe rigidità..!Non è una battaglia persa!



Riferimenti Bibliografici.

Gioco e giocattolo nei primi anni” di Luciana Liccione Pederiva
Il gioco, il lavoro più serio per il bambino” di Joan Almon
Educare alla libertà”, di Frans Carlgreen- Ann Klingborg, Filadelfia Editore
Educazione del bambino e preparazione dei genitori”, di Rudolf Steiner , Editrice Antroposofica
L’educazione dei figli”, di Rudolf Steiner, Oscar Mondadori



Questi sono i link che vi suggerisco da cui poter acquistare giochi waldorf:



Qui invece potete ordinare una vera bambola waldorf . E’ una mia cara amica di Bologna che le realizza interamente a mano! Sono semplicemente meravigliose!!!!!!!!!
Francesca Gasparini: http://www.pizzingrillo.it/



Queste sono letture e link che vi consiglio, con progetti e schemi, per realizzare da soli i giocattoli per i propri figli anche con materiale riciclato!
“Bambini e bambole. Compagni di gioco fatti in casa” Karin Neuschutz- Filadelfia Editore
“Giocattoli fatti dai genitori” Jaffke Freya- Natura e Cultura
“Il giardino dei giochi dimenticati” Giorgio F. Reali e Niccolò Barbiero- Salani Editore
“Come sviluppare tutti i talenti del bambino”Arve Mathisen – Edizioni RED


Buon Divertimento!
NICOLETTA.

3 commenti:

  1. Ciao Nico! Bello il vostro blog! Brave! Un abbraccio
    Francesca

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    1. grazie francy! detto da te poi che sei una super-mamma "navigatissima" è davvero un bel complimento! aspettiamo con gioia suggerimenti, commenti e integrazioni. ci piace l'idea che questo diventi uno spazio di scambio e condivisione! un abbraccio

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  2. Grazie per aver condiviso queste riflessioni. Utilissime per chi come me condivide l'impostazione steineriana come proposta per il gioco del bambino. Sono in disaccordo con te però quando indichi come età per proporre libri illustrati i 5-7 anni. Il progetto nazionale "Nati per leggere" promosso dai pediatri e dai bibliotecari suggerisce la lettura a partire da 6 mesi. Ogni età prevede delle modalità di approccio al libro diverse ma si comincia ben prima dei 5 anni!
    Inoltre gli oggetti scelti per l'area gioco da 1 a 3 anni mi sembrano un po' pochi e la scelta mi sembra quanto meno discutibile. Dei contenitori in legno, dei teli in seta o delle formine possono andare secondo me.

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