mercoledì 16 maggio 2012

W LA PAPPA!



Ogni giorno ne inventano una nuova..non c’è che dire, la pediatria è davvero una scienza relativa!
I pediatri hanno ognuno un’idea diversa e ciclicamente tornano schemi, suggerimenti, mode etc..a stare dietro a tutto c’è da perdere davvero la testa!!
E tra i vari temi quello sull’alimentazione è il più impervio…si sente parlare di recente di svezzamento naturale, autosvezzamento..ma cosa sono???
Per me si trattava di un mondo nuovo, avendo svezzato la mia prima figlia con il metodo classico, in compagnia degli schemini precisi forniti dal pediatra con il menù settimanale, le dosi etc..molto rassicurante nella prospettiva dell’ “ansia da primo figlio”!
Ma mi sembrava doveroso in prospettiva di un nuovo svezzamento informarmi sulle nuove proposte..e arrivare preparata e consapevole!
Così ho pensato, perché non condividere queste informazioni?
Prima guardatevi questi due video:

Si parla tanto di “svezzamento naturale” ma in realtà trovo questa definizione piuttosto nebulosa, vuol dire usare prodotti biologici e pappe “fatte in casa”? Se è così non ha molto di diverso dallo svezzamento classico, cambia la provenienza del cibo, sicuramente la genuinità, ma tempi e modi sono molto simili al normale svezzamento con tabelle e ricettine propinato ancora dal 90% dei pediatri italiani, sulla falsariga dell’allattamento ad orari e tempi fissi!
Lo svezzamento è il periodo in cui i bambini si abituano a passare dal latte della mamma ad una alimentazione simile a quella degli adulti, questo passaggio dovrebbe avvenire molto lentamente e senza traumi tra i 6 ed i 12 mesi, prima dei sei mesi l’unico alimento raccomandato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità è il latte, al contrario delle raccomandazioni che si ricevono dalla maggior parte dei pediatri italiani che consigliano di cominciare lo svezzamento intorno ai 4-5 mesi!
L’introduzione dei cibi diversi dal latte viene comunemente chiamata “svezzamento” anche se in realtà non c’è nessun “vizio” da togliere: poppare al seno non è un vizio ma uno strumento di sopravvivenza per il bambino. Tanto più che per un bambino il latte deve rimanere l’alimento fondamentale per il primo anno di vita.
Ultimamente si parla di “alimentazione complementare”: all’ alimentazione del bambino a base di latte, un pò alla volta si aggiungono nuovi alimenti. Questa necessità di introdurre nuovi alimenti nasce dal fatto che il bambino, crescendo, ha bisogno di arricchire la sua dieta con alcuni nutrienti e con una quantità di energia che una dieta a base di solo latte non può fornire.
Per quanto riguarda il latte materno, è pura invenzione dire che “il tuo latte non nutre più”, perchè il latte materno è un vero e proprio concentrato di nutrienti, a tutte le età.
Con lo “svezzamento” il cibo completa il latte: si continua ad allattare come si è sempre fatto (a richiesta), e in più si offrirà del cibo. Il bambino imparerà a regolarsi su quanto latte e quanto cibo prendere in modo MOLTO graduale. Con il passare del tempo mangerà sempre più alimenti complementari e sempre meno latte e, mangiando assieme al resto della famiglia, si abituerà agli orari dei pasti familiari.
A volte ci possono essere incomprensioni tra il bambino e la mamma e le pappe: il bambino magari è incuriosito dal cibo e lo accetta, però ha ancora fame dopo la pappa, per questo e’ consigliabile non offrire il cibo al posto della poppata, ma dopo la poppata di modo che il bambino non veda come minaccia alla sua routine e alla fonte principale di nutrimento, costituita dal seno o dal biberon. In questo modo vedrà l’introduzione di cibo come una novità e una cosa piacevole, e ne sarà incuriosito.
Non è salutare eliminare drasticamente le poppate per introdurre il cibo solido. Fino al sesto mese si è allattato a richiesta, sapendo che i bambini si autoregolano, questo accade anche durante lo svezzamento Naturale.
L’autosvezzamento è tutta un’altra cosa, proprio come l’allattamento a richiesta e uno “svezzamento a richiesta” perché il bambino non è più relegato su un seggiolone e costretto a mangiare quello che viene preparato solo per lui.
Al contrario partecipa al pasto dei grandi e si autogestisce negli assaggi (tanto all’inizio viene mantenuto l’allattamento al seno quindi non è importante la quantità di cibo…) secondo i propri tempi e gusti, se i pasti sono ricchi e vari in famiglia ecco che il bambino si abitua a parti di questo tipo, si abitua anche agli orari e alle abitudini fin da piccolissimo e questa è un’ottima cosa di cui ci si rende conto solo molto più tardi…
Ovviamente l’allattamento va protratto almeno fino a 6 mesi, da qual periodo Piermarini (che è un pediatra che oltre ad esercitare scrive libri, come abbiamo visto, e scrive articoli) ci assicura che l’apparato digerente del nostro pargolo è praticamente maturo ed adatto a digerire ogni tipo di alimento, ovviamente considerando che è ancora sdentato.
Passare dalla ‘poppa alla pappa’ viene vissuto da molti bambini come un momento difficile e spesso la crisi investe tutta la famiglia. Gli schemi di svezzamento sono numerosissimi e probabilmente tutti validi, ma ciò che riguarda il cibo ha sempre una valenza culturale e sociale, e lo ‘svezzamento’ non è escluso da questa regola. Per questo non dovremmo considerare valida soltanto una ’ricetta’ per proporre ai nostri bambini un cibo diverso dal latte.
Da diversi anni abbiamo appreso che allattare all’orario richiesto dal bambino, dandogli la quantità di latte che desidera, rappresenta la modalità migliore di alimentazione nei primi mesi di vita. Per lo stesso identico motivo perché non dovremmo continuare a fidarci del bambino, della sua capacità di regolarsi in base all’appetito e quindi di autogestirsi la propria alimentazione?
Il bambino che può introdurre in modo autonomo alimenti nuovi nella sua dieta, a complemento del latte materno, lo fa a suo ritmo e all’età per lui adeguata. Gli accorgimenti riguardanti la preparazione di alimenti nella prima infanzia sono tutti legati all’interruzione precoce dell’allattamento caratteristica della cultura occidentale.
Il bambino è costretto a nutrirsi anzitempo con cibo che non è ancora in grado di assimilare e che non gli fornisce tutti i nutrienti di cui ha bisogno. Per questo è necessario imboccarlo, preparare pappine ed evitare accuratamente alcuni alimenti prima di una certa età.
Da un punto di vista psicopedagogico, nel bambino l’istinto di imitazione è innato ed è favorevole che egli riceva da subito lo stesso cibo degli adulti. Egli si sente integrato nel mondo sociale a cui appartiene. Invece, è diffuso un atteggiamento simile a quello adottato con i pannolini: fino a una certa età si offrono cibi “speciali” (si costringe il bambino a farsela addosso), ma a una certo momento, definito dall’adulto, il bambino deve accettare e apprezzare altri cibi, che finora gli erano stati negati (utilizzare il vasino).
Lasciare mangiare il bambino seguendo il suo impulso e il suo ritmo, servendosi con le sue mani dallo stesso piatto degli adulti, è una scelta di consapevole sobrietà. Essa può sottintendere una particolare cura nell’alimentazione di tutta la famiglia e un’attenzione per le esigenze psicofisiche del bambino. A patto che egli sia allattato e che gli alimenti a sua disposizione siano di qualità.
Preparati industriali, grassi idrogenati, un eccesso di zucchero, di proteine e di grassi, una carenza di cibo crudo e vivo: tutto ciò è controindicato per il bambino come per l’adulto.
Essendo guidato dal bambino e complementare all’allattamento, che resta prevalente, questo auto-svezzamento libera tutta la famiglia dall’ansia dei pasti come quasi sempre succede con le “pappine” offerte secondo le tabelle pediatriche che non tengono conto del fatto che ogni bambino è un individuo con gusti ed esigenze proprie.
Il bambino inizia a mangiare i cibi solidi per gioco, da solo, con le mani. Non vengono dati al bambino i purè (le pappine inconsistenti, gialline e di scarso sapore), ma dei pezzi di cibo che il bambino porterà da solo alla bocca. Non c'è stress per il bambino nè ansia per la madre (come spesso avviene per farlo mangiare le pappe) e sembra che questo metodo di approccio ai cibi solidi porti i bambini ad essere meno difficili nei gusti alimentari quando saranno un po' più grandi.
E' così il bambino ad essere al centro del sistema, non i genitori o il pediatra. Come nell'allattamento al seno, è lui che guida i genitori, e ciò significa:
-niente più conflitti durante i pasti;
-migliore alimentazione;
-risparmio di tempo e denaro;
-scomparsa dei disturbi alimentari.

Carlos Gonzales, noto pediatra spagnolo, autore di numerosi testi “illuminati”, dice che “un bambino che mangia mezzo rigatone con le mani e ciò lo fa felice e contento ha fatto un passo importante nella giusta direzione, perchè in qualche mese ne mangerà cinque ed in qualche anno un piatto intero. Invece quello che mangia un'intera pappa fatta di nove cereali, ma solo se è la mamma ad imboccarlo, insistendo e cercando di distrarlo non ha fatto neanche un passo. Non sta imparando a mangiare da solo, né a masticare, né a godersi il cibo, né a mangiare quello che mangiano gli adulti (noi non mangiamo certo nove cereali)perchè in futuro continuerà a dover essere imboccato

QUANDO INIZIARE?

Prima di iniziare lo svezzamento bisogna tenere conto di alcuni segnali che indicano che il bambino è pronto. Questi segnali sono:
-il bambino sta bene seduto da solo (senza cadere)
-il bambino si passa gli oggetti da una mano all’altra e li porta alla bocca
-il bambino mostra interesse per il cibo dei grandi, è incuriosito quando mamma e papà mangiano e vuole assaggiare ciò che c’è in tavola
Il vantaggio dello svezzamento a circa sei mesi è che per allora, i bambini sono evolutivamente in grado di nutrirsi da soli mangiando lo stesso cibo che mangiano gli adulti, in altre parole niente più pappe ne cibo per bambini.
Basta dar loro in mano del cibo, di dimensioni adeguate: se gli piace la mangiano e se non non lo faranno.
Basteranno poche settimane e il vostro bambino svilupperà un’autonomia e un’indipendenza che vi stupirà. Il momento della pappa deve essere un piacere, per il palato e anche per la vista! Vedere sulla tavola cibi succulenti di ogni forma e colore è sicuramente più invogliante che un triste passato di verdura color marrone-verde marcio. “Anche l’occhio vuole la sua parte” vale per grandi e piccini.
Presto imparerete cosa apprezza e cosa no (è più facile scoprirlo dandogli cibi separati invece che tritati tutti insieme), scoprirete come preferirà mangiare se con le mani o con il cucchiaino, se da solo o con l’aiuto di mamma e papà; sarete abili nel capire quando hanno fame o quando sono sazi. Capirete che il bambino gestirà da solo le quantità di cibo da ingerire, e che sputerà quando avrà la bocca troppo piena. I bambini sanno masticare quando i pezzetti sono troppo grossi,e se proprio non riescono, apriranno la bocca e si lasceranno aiutare.
A nove mesi mangerà tutto: tutto quello che mangiamo noi: pasta (non quella piccola, per bambini piccoli), riso, legumi, carne, pesce, pomodori, pizza, grana, yogurt, frutta e verdure di ogni tipo.
Mangerà tutte queste cose come le mangiamo noi: con i nostri condimenti, le spezie, il sale,…
Non c’è bisogno di aspettare i due anni d’età per far mangiare i cibi “da grandi” ai piccoli, né di dargli un alimento solo per settimane prima di introdurne uno nuovo. Questo è un metodo necessario quando si svezzano i bambini a quattro mesi, dopo i sei mesi le cose sono totalmente diverse: l’intestino è pronto per mangiare cibo “normale”. I cibi per bambini sono stati inventati quando si incominciò a svezzare i bambini a 3 mesi.

E LE QUANTITA’?

Per quanto riguarda le quantità: il bambino mangia quando ha fame e smette quando è sazio. A volte bastano due rigatoni o due cucchiaini di riso, a volte un piatto intero. Non è indispensabile avere figli grassi per fidarsi sul fatto che siano in grado di sapere quando mangiare e quando smettere di farlo. E poi c’è il latte, tanto, sempre, ogni volta che vuole.


SUGGERIMENTI PRATICI.

COSA FARE:
Lasciate che il bambino partecipi quando qualcuno in famiglia sta mangiando
Mettetelo dritto quando sperimenta con il cibo. All'inizio anche in braccio guardando il tavolo. Poi sul seggiolone.
Offrite il primo cibo grande come il pugnetto e possibilmente cose che state mangiando voi.
Offrite una varietà di cibi come offrireste una varietà di giocattoli.
Offrite cibi che ha rifiutato più in là: spesso i bimbi cambiano idea.
Mettere del giornale sotto il seggiolone o un telo di plastica.
Continuate ad allattarlo quando vuole e per il tempo che vuole.
Divertitevi a guardarlo mentre impara e sviluppa le sue capacità.

COSA NON FARE:
Non mettetegli fretta.
Non vi fate tentare a mettergli i cibi in bocca.
Non vi aspettate che mangi le prime volte: una volta che scoprirà che questi giocattoli hanno un buon sapore, incomincerà a masticarli e a ingoiarli.
Non lasciate mai solo il bambino con il cibo.
Non vi aspettate che mangi tutto all'inzio.
Non offrite cibi che rappresentano un rischio di soffocamento (popcorn, wurstel, chicchi interi di uva, noccioline, carote, mele, sedano e finocchio crudi)

COSA PUO’ RENDERE DIFFICILE L’AUTO-SVEZZAMENTO?
Certo l’Auto-svezzamento non è per tutti e ci vorrà parecchio tempo perché si affermi in Italia. Ecco alcuni motivi:
Innanzitutto la perdita di controllo. Ci sono mamme ossessionate dalla necessità di controllare tutto infatti a volte si preferisce il biberon al seno solo perché nel biberon si vede quanto il bambino mangia. Lasciare che il bambino mangi da solo i cibi complementari, comporta il non controllo sulle quantità, questo può essere fonte di ansia. E poi è risaputo che le mamme italiane sono un abbastanza ossessionate dal cibo in generale. Con questo metodo i bambini tendono a mangiare quantità inferiori a quelle che generalmente le mamme riescono a dare loro con il metodo “tradizionale”, e a volte le mamme apprensive non riescono ad accettarlo.
Per effettuare lo svezzamento naturale è necessario cucinare e avere un alimentazione sana varia ed equilibrata. E’ indispensabile sostituire merendine, cibi pronti, omogeneizzati con cibo preparata a casa, frutta e verdura fresca e di stagione meglio se Bio. Svezzamento naturale significa far partecipare il bambino all’alimentazione della famiglia. In questo devo dire che gli Italiani hanno una buona tradizione, e se l’hanno perduta non sarà così difficile recuperarla. Anzi l’arrivo di un bambino può essere un buon motivo per riprendere stili di vita sani, per utilizzare alimenti naturali, non trattati e magari anche ecologici.
Altro problema fondamentale: nonostante le raccomandazioni dell’ OMS, e le linee guida più attuali, in Italia lo svezzamento si inizia ancora a 4 mesi a dare queste indicazioni sono i pediatri di famiglia. A volte le donne vorrebbero sperimentare e osare a fare scelte diverse, ma preferiscono seguire le indicazioni dei Pediatri, perchè si fidano di loro.
Introdurre alimenti preparati a casa e mantenere l’allattamento al seno o artificiale richiede tempo. A volte i ritmi frenetici della vita e il dover tornare al lavoro dopo la maternità rendono difficile questo tipo di approccio al cibo.
Tempo permettendo, tra un impegno e l’altro l’importante è fidarvi del vostro bambino, ascoltate quello che vi comunica e seguite il vostro istinto materno: sicuramente vi porterà sulla strada giusta per voi e per la vostra famiglia.

Tratto da:













LETTURE CONSIGLIATE

Io mi svezzo da solo”, Lucio Piermarini. BONOMI EDIZIONI
Un mondo di pappe. I saperi delle mamme nell’alimentazione del bambino da 0 a 6 anni “– Sara Honegger, IL LEONE VERDE EDIZIONI
“W la Pappa” – Paola Negri- URRA EDIZIONI
“Il mio bambino non mi mangia” – Carlo Gonzales- BONOMI EDIZIONI

Vi faccio dono poi di questi due utilissimi pdf:

questo è tratto dal sito bimbonaturale.org

e questo l’ho creato io raccogliendo ricettine per la mia bimba. Sono ricette di pappe “alternative” alla solita minestra…! 

Potete scaricarlo e stamparlo, così non dovrete fare la fatica di ricopiare....

NICOLETTA.

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