martedì 15 maggio 2012

Le Fiabe nella prospettiva della Scienza dello Spirito






"Come da patrie lontane viene dato ad ogni uomo un angelo buono che lo segue come un compagno di strada mentre si avvia verso la vita", scrissero una volta i fratelli Grimm e continuarono: "le fiabe sono capaci di cogliere i puri pensieri di un'osservazione infantile del mondo, in parte per il modo in cui sono divulgate, in parte per loro intrinseca natura; nutrono in modo immediato come il latte, leggere e gradevoli, o come il miele, dolci e nutrienti, senza pesantezza terrestre."

A cosa servono le fiabe

Al giorno d’oggi quando qualcuno desidera non essere preso in giro o non vuole gli si raccontino bugie, esprime tutto ciò con la frase: “Non raccontarmi fiabe!”.
Da questa espressione si può desumere quanto l’uomo moderno si sia allontanato dal mondo della fiaba mentre invece proprio il mondo delle fiabe contiene le verità più nascoste, da sempre occultate e però continuamente, ostinatamente ricercate dall’uomo.
Le Fiabe parlano infatti di evoluzione già compiuta o ancora da compiere. Esse sono un presagio di lavoro verso un’ elevazione spirituale che l’uomo deve compiere su di sé e cioè un superamento del proprio ego, chiamato anche Io inferiore, ma sono anche al contempo un richiamo, un ricordo delle lotte che egli ha già compiuto in tempi remoti.
Alle tre domande che assillano l’Umanità “Da dove veniamo, chi siamo e dove andiamo“ proprio il mondo delle fiabe può dare risposta giacché esse contengono quella grande Saggezza Cosmica di cui l’essere umano fa parte.
Le fiabe sono un dono artistico proveniente, come tutto ciò che concerne la vera Arte, dal Mondo dello Spirito: la fiaba infatti parla per immagini, simboli, indica la ricerca degli immortali archetipi a cui l’essere umano deve sempre riferirsi per poter evolvere.
Accogliere il profondo significato della fiaba significa accostarsi ad essa con animo aperto, pieno di fantasia, una qualità che oggi sembra essere dimenticata o addirittura perduta per l’uomo moderno troppo preso da un intelletto freddo, pratico, scientifico.
Uno dei compiti delle fiabe è quello di stimolare le nostre tre forze animiche - il pensare, il sentire, il volere - affinché facciano risorgere in noi il ricordo della nostra realtà spirituale, affinché si possano riscoprire verità che giacciono dimenticate nell’inconscio umano.
Nella fiaba, per mezzo di tali immagini, il cui vero significato deve essere riconosciuto per poterlo accettare, vive quello che ogni destino umano porta con sé: la giustizia che porta il premio o il castigo per le azioni commesse, quello che filosofi, religioni, poeti e scrittori hanno chiamato di volta in volta non solo destino ma anche karma, causa, effetto, fato.
Una grande incomprensione la relega, al giorno d’oggi, al mondo dell’infanzia poiché il mondo raziocinante dell’adulto scambia la fantasia, di cui sono ricchi bambini e fiabe, con la fantasticheria e non dà più nessuna importanza a questo necessario, vitale aspetto umano.
Le fiabe quindi non sono solo nutrimento per la fantasia dei bambini, sono anche cibo necessario per l’animo dell’adulto.
Se analizziamo che cosa vi sia di comune a tutte le favole, ci accorgiamo che quasi tutte iniziano con la descrizione di una situazione armonica che viene poi distrutta. La sequenza di scene qui abbozzata e la drammaticità della favola danno al bambino un impulso morale altissimo per la sua fantasia. Le dure realtà di cui avrà esperienza in seguito, le vive in anticipo sentendo, soffrendo e rallegrandosi insieme ai personaggi delle fiabe che gli sono così vicini. Egli si immedesima completamente in loro: il loro dolore è il suo dolore, le loro lacrime sono le sue, la loro felicità è anche la sua. Ogni atto di bontà ha la propria ricompensa e ogni cattiveria viene punita. È un respiro morale che passa attraverso tutti gli avvenimenti e che aiuta a fondare e a rendere solida la moralità nel bambino, in un passaggio delicato della maturazione della sua coscienza. Quando il bambino sperimenta come il male possa sopraggiungere, quando la paura tocca nel profondo la sua anima, vive allora molto più intensamente l'immancabile vittoria della giustizia. Queste sono forze che formano il carattere! Ascoltare più volte le favole (o più tardi leggerle) in un'età in cui si è ancora plasmabile da immagini, immerge l'interiorità infantile nel mondo che porta l'impronta dell'ordine divino. Chi da bambino ha carenza di favole diventa troppo presto saccente e portato a un realismo tutto esteriore. I bambini che a tempo debito hanno respirato le favole hanno in loro una ricchezza di nutrimento che favorisce un'esistenza armonica e serena. Chi ha ricevuto questo dono dalle labbra della mamma, del papà, della maestra, porta come tesoro perenne in sé le immagini del mondo della fiaba. 
Bambini che sanno ancora stupirsi, meravigliarsi, si collegheranno molto più intimamente con ciò che dovranno apprendere negli anni a venire e non rischieranno di inaridirsi troppo con una conoscenza solo intellettuale. I bambini piccoli hanno immagini, non concetti. Bambini con una scolarizzazione precoce avranno difficoltà a crearsi immagini.
La fiaba educa il ritmo RESPIRO-CUORE-CORPO.
Genitori non lasciatevi portar via la cosa più bella nella vita dei bambini: raccontate ai vostri figli fiabe e novelle! Si formeranno legami d'amore molto più saldi di quanto avvenga accontentando i bambini nei capricci e nelle richieste che oggi si ritiene doveroso soddisfare.


Come scegliere le fiabe
Per quanto riguarda la scelta del testo, alcune fiabe dei fratelli Grimm sono particolarmente consigliabili perchè si rivolgono al sentimento e sono ancora immuni dall’atteggiamento utilitaristico e finalistico tipico della nostra civiltà. Anche se i personaggi appaiono irreali alla nostra mentalità materialistica, esse sono ricche di una profonda conoscenza dell’essere umano. Per rendersene conto basti pensare a come ci si presentano nella vita le qualità buone o cattive degli uomini. La forma che i concetti di bene e male assumono per l’adulto è priva di immagini e, come tali, essi non possono sussistere nel pensiero di un bambino che di immagini invece ha bisogno. Perché l’immagine del male deve essere meno veritiera del suo concetto astratto? Il nostro concetto di bene nella fiaba si presenta in genere nelle vesti del principe o del cavaliere. Proprio per il fatto di descrivere eventi interiori e non vicende esteriori, le antiche fiabe tradizionali a volte appaiono in contrasto con lo svolgersi usuale dei fatti. Ma proprio qui è il loro pregio. Nella fiaba ad esempio si parla di una siepe di rovi che si apre per lasciar passare un principe che deve salvare la principessa . Se il racconto dicesse che il principe deve lavorare giorni interi armato di sega e ascia, corrisponderebbe senz’altro ad una logica esteriore! E’ detto invece che egli si avvicina alla siepe con la spada e la siepe si apre da sola. “non esiste una siepe del genere!” diciamo noi. Se siamo consapevoli che si tratta di un evento interiore ci rendiamo conto che l’immagine è verosimile.
Quando un bambino rivive con l’immaginazione questa scena ed esclama pieno di entusiasmo: “Anch’io voglio diventare come quel principe!”, il genitore non dovrà rispondergli: “Ma no caro, principi si nasce, non si diventa!”. Se il genitore ha compreso che i personaggi delle fiabe sono aspetti della vita interiore e che quindi il principe in questione non ha nulla a che vedere con i diritti ereditari ma possiede qualità come la purezza di cuore e l’intraprendenza, allora la sua risposta sarà: “Sì bambino mio, spero che tu da grande potrai aiutare chi ha bisogno e diventerai proprio come il principe della storia!”. Raccontare fiabe non è un passatempo è uno strumento pedagogico essenziale che tocca in profondità la loro delicata vita interiore!
Esse vanno sì raccontate ai bambini, ma con l’avvertenza di usare una certa cautela giacché occorre imparare a conoscere tempi, e modalità, quali siano adatte all’età, al suo momento evolutivo giacché esso ripercorre tutta l’evoluzione già percorsa da un’Umanità non ancora capace di un pensiero razionale come quella attuale.
E’ compito dell’adulto saper riconoscere i vari profondi significati educativi e tener conto del rapporto esistente tra la fiaba scelta ed il momento evolutivo che il bambino sta ripercorrendo.
Si può comprendere allora perché, ad esempio, solo circa verso i nove anni il bambino richieda racconti di miti e leggende di eroi con insistenza, anche se non li disdegna in altri momenti. L’Io del bambino inizia a nove anni circa a volersi sempre più manifestare e affermare nel mondo esterno; perciò è opportuno offrirgli a quell’età l’esempio di eroi capaci di inserirsi con forza e vigore nella realtà terrestre.
Prima di allora occorrono invece fiabe dove, proprio come farebbe una levatrice, il bambino viene condotto gradualmente dal Mondo spirituale da cui proviene alla conoscenza della realtà terrestre, dei compiti, delle difficoltà da superare in questo mondo.
Condurre gradualmente significa che il bambino, circa fino ai 2 anni, ha principalmente bisogno dei suoni del linguaggio, di vocali e consonanti e quindi non di fiabe vere e proprie ma di filastrocche, ninne nanne, tiritere, poesiole ritmiche e rimate, o anche semplici raccontini inventati su persone, animali, su cose di uso quotidiano che fanno cioè parte della vita del bambino.
Perciò ha bisogno di voci armoniose, non di concetti o contenuti profondi che altrimenti gli sottrarrebbero forze di crescita.
Il bambino, all’incirca fino ai tre, talvolta fino ai quattro anni, gradisce delle fiabe abbastanza semplici, capaci di sdrammatizzare, di scherzare su varie situazioni come ad esempio “La pappa dolce” ,“ll principe ranocchio” ,“ Occhietto, due occhietti, tre occhietti” e così via.
Solo dai cinque agli otto anni circa, il bimbo può recepire fiabe che comprendano elementi di moralità conquistata, di giustizia, di lotte vere, di conquiste e di contrasti.
Per dare solo qualche esempio possono essere raccontate fiabe come: “Cappuccetto rosso“, “Pollicino“, “I tre capelli d’oro del diavolo“, “Il soldatino di piombo“ e così via.
Tra le varie fiabe sono consigliabili sempre quelle classiche dei fratelli Grimm, Andersen, Perrault, ecc.
Queste naturalmente sono solo indicazioni generali giacché le fiabe vanno comunque sempre scelte tenendo conto non solo dell’età ma della sensibilità individuale del bambino, del suo temperamento o, in certi casi, delle situazioni difficili che sta vivendo per malattia o difficoltà familiari e così via.
Non bisogna lasciarsi ingannare dalla capacità di apprendimento o di espressione del bambino. Sono modi di comportamento o di parlare ricevuti da esempi di adulti che erroneamente stimolano le grandi capacità d’ imitazione e le sue ancora intatte riserve di forze vitali.
Conoscendo la vera natura del bambino, che prevede gravosi impegni di crescita intellettuale nel tempo, l’adulto non lo forzerà impiegando anzitempo le sue capacità intellettive, come invece un certo tipo di moderna educazione tenderebbe a fare ed invece lo proteggerà, risparmiando, preservandone le forze.
Se gli vengono trasmesse in modo giusto, più tardi le saprà anche leggere in modo adeguato, partendo cioè da un giusto atteggiamento di meraviglia.

Come si racconta
L’atmosfera nella quale si narra e si ascolta non è meno importante del contenuto della storia. Le fiabe sono in un certo senso un’attività crepuscolare, quando siamo in uno stato sognante, piuttosto diverso dalla mattina , quando ci svegliamo pronti per essere attivi. È perciò molto più naturale dedicare del tempo alle fiabe prima di andare a letto, è il momento migliore anche per noi adulti. Nel racconto della fiaba si esce per un momento, ogni giorno, dal tempo frenetico del quotidiano, dando spazio alla parola calma di chi narra e al silenzio ci coloro che ascoltano.
È sempre preferibile raccontare piuttosto che leggere, ma si può accompagnare la narrazione libera con la visione di un libro illustrato che i bambini sfogliano. L’impressione prodotta dal racconto sui bambini in età prescolastica è legata all’azione. Con ogni frase l’intreccio deve progredire, contenendo abbastanza particolari da interessarli, ma non più di quanti siano strettamente necessari. I bambini assorbono l’atmosfera creata durante il tempo del racconto. Quest’atmosfera calda influisce sul ritmo corporeo dei bambini: il loro respiro è calmo e pacifico, quasi come se stessero per addormentarsi. Ai bambini di circa un anno piace moltissimo sentire le stesse storie più e più volte; la ripetitività li aiuta a imparare a conoscere il loro ambiente: possono mettersi in relazione a qualcosa di familiare. Ripetere una fiaba farà in modo che essa entri gradualmente a far parte del mondo interiore del bambino che così potrà comprenderla appieno, senza dover ricorrere a inopportune spiegazioni intellettuali.
Il raccontare fiabe crea un più forte, caldo, intenso rapporto quando, accesa una piccola candela prima dell’addormentarsi del bimbo, l’adulto racconta ed il bimbo a bocca aperta ascolta, riuscendo molte volte a rafforzare legami che divengono più affettuosi.
È meglio raccontare una storia imparata a memoria. In questo caso, si fanno anche delle pause e si respira più naturalmente, cosa che forse non accade quando si legge. Si può avere il contatto oculare, il che rende più facile creare un’atmosfera intima e fiabesca. La vicinanza che si sente tra adulto e bambino durante il racconto della storia è come un’onda di calore.
I bambini di oggi hanno fame di immagini. Nelle fiabe viaggiano da un’immagine alla successiva. I bambini più piccoli amano in particolare sentir raccontare qualcosa che hanno sperimentato loro stessi. Le spiegazioni e i moralismi sono solo un disturbo.
Quando i bimbi hanno circa quattro anni notiamo dal loro gioco e dai loro discorsi che la loro immaginazione si è risvegliata. Le loro fantasie sono ricche. Spesso i bimbi fanno sogni spaventosi, vogliono tenere la luce accesa, oppure si svegliano. Il loro crescente potere immaginativo crea immagini nelle loro menti. Ascoltano le fiabe in un modo diverso, è più facile per loro entrare nelle immagini della storia. Si potrebbe quasi dire che “la vera età delle fiabe” inizia tra i 4 anni e mezzo e i 5 (e dura fino ai 9).
Molti genitori sono preoccupati del fatto che i loro figli si spaventino. Molto dipende dal modo in cui le fiabe vengono raccontate, se con gesti o toni drammatici. Certamente le favole racchiudono anche paura e timori come frutti delle tenebre. Se chi narra li accentua troppo o addirittura li sfrutta, tanto che nell'evolversi della vicenda le ombre non si rischiarano del tutto, lascia indietro un problema non risolto. La stessa cosa avviene quando per ignoranza si minaccia il bambino piccolo con lo spauracchio dell'uomo cattivo o dell'uomo nero che lo verrà a prendere se non si comporta bene. Com'è bello il gioco infantile "chi ha paura dell'uomo nero" che vuole acchiappare i bambini e che chiede appunto: "Chi ha paura dell'uomo nero!" Giubilando la schiera risponde: "Nessuno". E tutti scappano. Il "male" viene superato nel gioco: lo stesso accade nella favola se è raccontata nel modo giusto. Pedagoghi che intendono essere molto teneri affermano che nelle favole vi sono crudeltà che non andrebbero raccontate ai bambini. La strega viene bruciata, la regina cattiva deve ballare con le scarpe roventi, la pancia del lupo viene riempita di sassi e così via. Se però si guardano più da vicino queste e altre immagini crudeli, ci si accorge che è sempre "una maschera del male" ad essere bruciata e distrutta. È l'immagine della perfidia che deve ballare fino all'assurdo nelle scarpe roventi, non un essere umano in carne e ossa. Sono figure del male, creature e maschere delle tenebre che vengono vinte e annientate. Trascinarle nel realistico sarebbe un completo fraintendimento della favola. Devono rimanere immagini nella sequenza delle immagini, in tal caso la distruzione del male non spaventa, è anzi un momento liberatorio per il bambino che spesso, anche esteriormente, gioisce quando il male viene castigato. Tali esperienze rafforzano il carattere morale. Il racconto delle fiabe esige da chi le narra un senso di responsabilità verso il bambino: deve sentire che per mezzo della sua parola esercita un'azione che penetra profondamente attraverso porte spalancate nell'anima dei più piccoli. Quanto viene dal cuore, raggiungerà i cuori. Si dovrebbe evitare assolutamente di dare alle fiabe un'atmosfera sensazionalistica, che va disapprovata anche per quanto riguarda certe illustrazioni e film fiabeschi per bambini. Non dovrebbero neppure essere raccontate con leggerezza, solo per passatempo. Si noti il tono semplice e caldo che scorre nelle fiabe dei fratelli Grimm. La stessa favola può essere esposta in modo diverso per bambini diversi. Una madre avrà un tono differente con un tenero bambino malinconico o con un collerico ribelle. Il bambino in età prescolare è ancora del tutto dipendente dalle fiabe narrate. Probabilmente saranno più spaventati dal narratore o dall’atmosfera che lui crea! Raccontare la fiaba in modo calmo mentre allo stesso tempo ci mostriamo coinvolti, è la cosa migliore per i bambini. I bambini hanno bisogno di queste immagini, del bene e del male, perché corrispondono a quel che avviene nel loro sviluppo:paura dell’ignoto, paura dei sentimenti strani. Le fiabe li aiutano a sviluppare tutto questo.. E’ un peccato che tanti personaggi delle fiabe siano stati recentemente sdrammatizzati! Si stanno addomesticando e rendendo innocui elementi che erano spaventosi e cattivi, privando i bambini dell’opportunità di identificarli con qualcosa che loro sentono dentro di sé. Nelle fiabe il male viene vinto . Il lieto fine dà ai bambini la speranza che la lotta e il duro lavoro porteranno a un lieto fine anche per loro. Le fiabe parlano più al cuore che alla ragione: è probabilmente per questo che piacciono ai bambini. Le fiabe popolari sono quelle più ricche di espressioni vivide e ricche. Le immagini nelle fiabe popolari sono in movimento, piene d’azione e immaginative e permettono ai bambini di creare le proprie rappresentazioni dentro di sé. Questo è importante per il bambino perché pone le fondamenta per un pensiero flessibile, innovativo e creativo in età più adulte.
La fiaba per l’anima, che per sua natura vive nei contrasti, deve essere come un benefico massaggio: la paura, il male non devono essere evitati giacché fanno parte della vita. La fiaba insegna che esistono ma che possono essere vinti. La tensione provata deve potersi sciogliere e trasformare sapendo suscitare sentimenti di giustizia, di amore per il Vero, il Bello, il Bene.
Deve essere la viva voce umana, non una qualsiasi voce registrata sia pure di validi attori, a raccontare fiabe al bambino, giacché la fiaba non solo è un nutrimento spirituale per l’anima, ma fa parte dell’educazione, quella vera, quella che ottiene risultati positivi e validi nel tempo e che può passare solamente da essere umano ad essere umano.
Solo un essere umano vivente possiede infatti dei sentimenti e poiché sono i sentimenti che educano, le fiabe vanno raccontate da esseri umani, non da un’ inanimato apparecchio.
Una qualsiasi macchina, un qualsiasi mezzo artificiale, sia esso meccanico od elettrico, sia registratore, televisione, computer od altro ancora non può educare perché privo di sentimenti. Inoltre immagini e voci uscenti meccanicamente sempre uguali in qualsiasi situazione, per qualsiasi bambino non può andare incontro alle individuali esigenze, alle differenti personalità e sensibilità infantili.
Questi attrezzi non possono né recepire né dosare, al momento del racconto, le sfumature animiche. lo stupore, la sorpresa, i timori in una parola le diverse emozioni suscitate in un bambino quando la fiaba ne tocca l’anima.
Chi racconta la fiaba deve crederci!
Esercizi utili per i genitori per allenare quest’ abilità di lettura potrebbero essere:
-a fine giornata ripercorrere quanto ci è accaduto attraverso immagini, come una sequenza cinematografica. Questo ci aiuta a sviluppare la capacità di leggere una fiaba al bambino rendendo un immagine, trasmettendola al bambino.
-prendere una fiaba classica e riscriverla oppure scrivere una favola ex novo.
-allenarsi da soli nella lettura con enfasi. Questo ci aiuterà in seguito nella lettura “piana” più adatta ai bimbi più piccoli.



Riferimenti bibliografici

“LA FIABA: IMMAGINI DI REALTA' INTERIORI” di Maddalena Lena http://www.disinformazione.it/


“I BAMBINI HANNO BISOGNO DI FIABE” di Jacob Streit


“LA POESIA DELLE FIABE ALLA LUCE DELLA SCIENZA DELLO SPIRITO” di Rudolf Steiner- Editrice Antroposofica

“IL MONDO DELLE FIABE. IMMAGINI PER CRESCERE” di Pietro Archiati – Edizioni Archiati


“LE FIABE, UNA FONTE DI GIOVINEZZA” di MIchaela Gloeckler- Aedel Edizioni





Ecco invece alcuni siti dove potete acquistare libri di fiabe illustrate per i vostri bambini!

Fiabe illustrate per i più piccoli:

Poesie e filastrocche:


Fiabe fratelli Grimm:


Buona lettura!

NICOLETTA.

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