Nei primi tre anni di vita il
bambino compie vistose trasformazioni ma altre ne seguono con ritmi più lunghi.
Davanti al bambino piccolo così
plasmabile, così pieno di aspettativa, così indifeso, dovrebbero nascere un
grande senso di responsabilità nel creare l'ambiente intorno a lui, e tante
domande. Proviamo ad osservare più attentamente come procede il bambino, come
tutto in lui è movimento e come solo gradualmente egli si pone in una
situazione di quiete e anche quando è tranquillo tutto ancora si muove in lui.
Guardiamolo quando gioca in riva al mare e vuole costruire un castello di
sabbia: come questo materiale si lascia completamente formare e trasformare e
combinare con acqua in diverse gradazioni di densità! Prendiamo ora in mano dei
cubi di legno o dei piccoli pezzi di plastica che si combinano insieme solo
secondo certe regole e sentiamo noi stessi come l'azione dei due materiali sia
completamente diversa e scegliamo quello che più è consono all'intima necessità
di plasmare del bambino. Quando si osservano i bambini giocare si può imparare
molto a proposito di adattabilità, immaginazione e gioia nella creatività. Il
dono che loro possiedono di trasformare gli oggetti in giochi, trovando sempre
nuove soluzioni, può essere visto come l’esatto opposto di ciò che spesso
infastidisce l’adulto: successioni predeterminate di pensieri e mancanza di
energia per intraprendere nuove iniziative. Come genitori possiamo cercare di
acquisire un ‘”occhio dell’artista” per giudicare i modi diversi in cui i
bambini giocano. Possiamo osservare come tengono in mano i mattoni da
costruzione, se li assemblano in verticale o in orizzontale, come addestrano il
proprio equilibrio, se rinunciano o ricominciano da capo: tutto ciò può dare
un’idea dell’individualità e del temperamento del bambino. Giocando il bambino
verifica sugli oggetti esteriori se questo o quello, grazie alla sua attività
ha un effetto. Nel gioco, con l'imitazione, i bambini prendono coscienza della
natura e del loro ambiente culturale. "Afferrare" diventa
"comprendere". Per il bambino piccolo, che frequenta l'asilo, si
parla di "com-prendere col gioco": sperimentare con tutti i sensi,
muoversi con tutto il corpo, essere attivo con mani e piedi. Da questo derivano
la capacità di dominare i movimenti del corpo, di governare l'equilibrio, di
sfiorare delicatamente e di afferrare saldamente qualcosa. E da questo nascerà
più avanti l'esperienza autocosciente: posso plasmare il mondo perchè l'ho
compreso.
Mette in moto la sua volontà di
agire. Per questo è importante che nel gioco dei bambini si mescoli il meno
possibile l’elemento razionale. Un gioco sarà tanto migliore quanto più si
svolgerà in un ambito non del tutto compreso, ma sentito come vivente. Il
giocattolo avrà una migliore funzione educativa se sarà composto di parti o personaggi che si muovono mediante
fili o altro, un libro sarà preferibile se avrà figure o animali movibili;
questo tipo di giochi è migliore di una cassetta di costruzioni che richiede
un’attività logica e fa appello a criteri personali più che a quel tipo di
ricerca a tentoni dell’elemento mobile e vivo che il bimbo non capisce
razionalmente ma vede in attività.
L’immaginazione si trasforma man
mano che il bambino cresce.
Un lattante non ha bisogno di
essere creativo. I bambini molto piccoli non hanno la padronanza dei loro mezzi
espressivi, ma già verso i 2-3 anni questi iniziano a manifestarsi. Se si danno
ad un bambino di quest’ età gessi e matite, lui si mette subito all’opera,
esternando la sua volontà, il suo bisogno insopprimibile di rendere visibile in
un’immagine il movimento. La fantasia affiora nella vita di un bambino solo tra
il secondo e il terzo anno di vita; a questo punto il gioco perde il suo
carattere concreto e oggettivo. Il bambino non si accontenta più di battere sui
piatti e sulle pentole, ora la pentola diventa una casa e il cucchiaio diventa
una persona che vi entra.
Dai 3 ai 4 anni il bambino sembra
essere posseduto dal potere della fantasia:in ogni momento fluiscono nuove
idee. I piccoli seguono la loro ispirazione, usando tutto ciò che proviene dal
mondo esterno.
Se si dà ad un bambino di due
anni una scodella piena di sabbia e gli si dice che è una torta di compleanno,
può succedere che il bambino cominci a mangiare la sabbia. Un bambino di tre
anni invece ti guarderà e risponderà: "E' solo un gioco, non è
vero?". Il bambino di quattro anni sa che è un gioco: comincerà ad ornare
la sabbia con fiori e foglie e inviterà gli amici a una festa di compleanno. Il
bambino a quest'età può prendere in mano le cose più semplici e farle diventare
qualsiasi cosa desideri, per poterci giocare. Quindi, nel medesimo istante in
cui il bambino comincia a pensare, si risveglia anche la fantasia infantile.
I bambini di 6-7 anni spesso
hanno già una specie di quadro interiore del gioco che stanno facendo; la loro
fantasia crea idee per l’azione con no scopo più definito.
Poiché i bambini diventano più
sensibili quando superano i 5-6 anni, molti pensano che a quell’età serva loro
qualcosa di nuovo.. Ma i bambini si possono talmente abituare a dei continui
cambiamenti da non sentire più alcun collegamento con ciò che stanno facendo, e
non riescono a sviluppare nessuna perseveranza. Spesso preferiscono parlare ad
un adulto, facendo ogni sorta di domande, piuttosto che prendere parte ad
un’attività. Può accadere che siano molto irrequieti o diventino spettatori
apatici. In casi come questi, po’ essere d’aiuto farli giocare con bambini più
piccoli la cui fantasia viaggia ancora sfrenata! Il bambino di 6 anni non ha
bisogno di nuovi oggetti intorno a lui: sono gli atteggiamenti di noi adulti
che devono cambiare, anche se sempre in modo graduale. I bambini devono notare
che stiamo facendo loro delle richieste, che non possono camminare dentro casa
con gli stivali per la pioggia, come fa il piccolo di tre anni, senza pensarci.
A 6 anni possono avere piccoli compiti, come innaffiare le piante,
apparecchiare la tavola.. Dopo
aver lavorato un po’, tornano a giocare con rinnovato ardore!
La fantasia creativa vive nel
gioco infantile. Questa deve venire protetta e coltivata perché conferisce
calore e profondità a tutto l’agire del bambino ed è ancora strettamente
connessa alla sensorialità. Nella sfera della fantasia creativa predomina
l’essere interiore del bambino e il suo atteggiamento un po’ sognante si
mantiene intatto. Il gioco pervaso di fantasia prelude a quella qualità
preziosa per l’uomo che è la capacità di immedesimarsi con pienezza nel proprio
lavoro.
E se pensiero e fantasia possono
crescere e maturare insieme, si trasformano in pensiero creativo, un pensiero
che affronterà il futuro in modo creativo. Un bambino entra all'asilo poco dopo
aver compiuto questo passo nel suo sviluppo interiore. Nel periodo dell'asilo
la fantasia si trasforma.
All'inizio il bambino è quasi
costantemente in movimento, ma a poco a poco si immerge sempre più nel suo
gioco, che prende le mosse sempre da qualcosa che c'è intorno a lui. Il gioco
non è programmato; l'interesse viene attratto da qualcosa, un tronco d'albero,
dei legni da costruzione, una bambola, dei teli, e il gioco si sviluppa da sé.
Un ulteriore passo nello sviluppo
della fantasia del bambino si manifesta nel momento in cui il gioco nasce da
un'idea. Prima il bambino inventa il gioco, poi va a cercare le cose che gli
servono per farlo. Affiora un elemento interiore che evolve gradualmente verso
la “progettazione per immagini”. Lo spazio di gioco viene trasferito
dall'esterno verso l'interno.
L'evoluzione della fantasia
infantile è anche un pilastro portante nello sviluppo del pensiero creativo.
Dove l'una viene frenata l'altro non può che soffrirne.
Lasciamo che il bambino inventi
il suo gioco. Forniamogli occasioni di vedere persone attive in un lavoro ed
egli vorrà imitare il gioco e qualunque cosa andrà bene come barca o nave o
casa.
Nel gioco si specchiano i
rapporti che il bambino ha con se stesso, con gli altri, con il mondo e una
certa gradualità di ciò che incontra è fondamentale perchè la vita del bambino
risulti armonica. Egli vuole diventare uomo e quindi tutti i suoi primi incontri
è bene che abbiano come primo punto di riferimento l'uomo stesso: quindi il
gioco con gli adulti precede quello con il giocattolo, e la bambola, immagine
dell'uomo, precede l'animale e questo precede l'utensile e la macchina. E così
anche nei materiali la lana e la seta precedono il cotone e questo precede il
legno e il metallo. Cerchiamo cioè di accompagnare il bambino dal cosmo verso
la terra partendo da elementi morbidi e caldi verso elementi duri e più freddi.
Le prime impressioni hanno una
grande importanza per un sano sviluppo delle facoltà umane ed è importante che
il bambino possa avere percezioni di qualità di materiali diversi ma naturali,
cioè trattati dalla natura e poco manipolati, che conservano quindi un certo
elemento di calore.
Troppo facilmente il giocare
viene scambiato con il puro e semplice essere occupato.
Si è contenti, quando i
bambini fanno qualche cosa e ci si chiede troppo poco sulle forze che vengono
di volta in volta suscitate e chiamate ad agire sul bambino.
Sempre, quando incontriamo dei
bambini in attività, da soli o in piccoli gruppi, possiamo vedere che, se
giocano veramente, rappresentano scene di vita quotidiana. La persona adulta ha
per loro una grande importanza.
All’adulto essi alzano gli occhi con
ammirazione. In sua presenza sperimentano con lui come imposta la sua vita in
casa, sulla strada, nei negozi, nel rapporto con le altre persone, ecc…, come
si preoccupa per la famiglia, per la casa, come domina la tecnica.
Tutte queste
esperienze danno degli impulsi per diventare attivi per ciò che noi chiamiamo
giocare. L’ambiente circostante fornisce ispirazione per il suo gioco, che
imita l’attività dell’adulto, ma è privo di propositi pratici o di obiettivi.
Ciò che piace al bambino è l’atto del fare!
Ad esempio, se dei bambini di 5 o
6 anni vogliono avere un tipo particolare di automobile, per esempio
un’ambulanza, in cui poter anche salire, avranno bisogno non solo di molta
fantasia, ma anche di molta abilità, pazienza e forza di volontà.
All’inizio
di un tale gioco c’è per lo più l’idea dell’auto speciale e l’impulso a
costruirla.
Durante la costruzione, in rapporto ai diversi materiali e ai
compagni di gioco, arrivano le singole idee per l’elaborazione, l’allestimento
e i miglioramenti. E ogni volta che un’idea ha preso forma, subentra la più
grande soddisfazione.
Osservatori inesperti possono chiedersi quand’è che i
bambini arrivano al gioco vero e proprio, se ogni volta devono impiegare così
tanto tempo per fabbricarsi i propri giocattoli.
Poi vedono con sorpresa, che
dopo averlo usato per poco tempo o addirittura poco prima della sua
conclusione, il tutto viene smontato, trasformato e ricostruito in un altro
posto.
Giocare significa dunque essere nel processo, non servirsi di un
prodotto finito.
Per l’adulto è difficile
immedesimarsi nel mondo di fantasia del bambino e nell’operare delle sue forze.
Troppo facilmente vorrebbe condividere con i bambini il fascino, la gioia, il
piacere di guardare oggetti in miniatura, perfette imitazioni o perfino figure
umane e animali deformate in caricature.
Il gioco del bambino non è mai
un’attività fatta superficialmente, ma un agire pervaso di profonda serietà.
Se oggi questo non avviene, con
alcuni bambini, la causa è da ricercare raramente in loro stessi, bensì
nell’ambiente che li circonda: il comportamento degli adulti o il tipo di
giocattoli messi a loro disposizione, ha fatto sì che andasse persa la capacità
di un gioco pieno di dedizione.
Se si è consapevoli delle necessità pedagogiche,
si può rimediare.
E’ importante perciò che l’adulto, in presenza del bambino,
sia attivo.
Una mamma quando per esempio lava la verdura, scopa la stanza o
stira, agisce in modo molto più stimolante che se scrivesse una lettera; e così
il papà che lava l’automobile è più stimolante che se legge il giornale.
Il fatto che il bambino impara
attraverso l’imitazione porta con sè la conseguenza che l’adulto, in presenza
del bambino, dovrebbe comportarsi in maniera degna di essere imitata.
L’adulto
può arrivare a interiorizzare questo fatto a tal punto da diventare capace, col
tempo, di guidare il bambino molto più attraverso l’imitazione che attraverso
spiegazioni e proibizioni.
L’uomo, e in modo particolare il
bambino piccolo, è un essere in divenire. Anche nell’ambiente che lo circonda,
ha bisogno di trovare la possibilità di trasformare, di creare qualcosa di
nuovo. I giocattoli dovrebbero avere la caratteristica di sollecitare la
fantasia del bambino, in modo tale che egli possa scoprirvi ogni volta qualcosa
di diverso.
Non ogni giocattolo si lascia
trasformare in questo meraviglioso modo. Certamente diamo ai bambini anche
degli oggetti, che sono più formati e che lasciano intravedere una tipica
figura umana o di animale, un ponte o una macchina.
Ma non è necessario che
essi rappresentino la maggioranza di tutti gli oggetti presenti nella stanza
del bambino.
L’idea di base è che i giocattoli
dovrebbero essere semplici, (relativamente) pochi, in materiali naturali, fatti
a mano se possibile, e con un “finale aperto”, che significa questo: il gioco
dovrebbe stimolare l’immaginazione – il bambino puo’ “completarlo” usando la
propria mente.
Ai bambini non serve granchè per
cominciare a giocare: bastano semplici giocattoli fatti di materiali naturali
che possono essere trasformati in una miriade di oggetti diversi, grazie ai
quali reatività e fantasia s rinforzano e ricevono infinite possibilità di
sviluppo. Costruire noi stessi dei giochi (o farlo insieme ai bimbi) non è solo
divertimento; ci permette anche di sviluppare un rapporto speciale con i
giocattoli stessi. Poiché per i bambini noi siamo dei modelli, siamo in grado
di influenzare il loro potenziale creativo. Anche prima che il giocattolo sia
finito, i bambini pregustano eccitati la gioia di ciò che potranno farci.
Il giocattolo da uno a tre
anni
Da uno a tre anni i bambini
stanno soprattutto con la mamma, e il loro più grande piacere è trafficare con
mestoli, pentole, ecc…
Per questo sono sufficienti solo
poche cose nell’angolo dei giochi: una grande bambola coi nodi (telo quadrato
con il lato di circa 70cm, testa dimetro 12cm), una semplice carrozzina di
vimini, una palla di stoffa morbida, un cesto con legni da costruzione, un
cesto con castagne, palette di legno, figure umane intagliate, cavallo a
dondolo
.
Il giocattolo dai tre ai
cinque anni
Dai 3 ai 5 anni sono molto
indicati tutti i materiali per grandi costruzioni:
- cavalletti di legno,
-
teli da gioco,
- sacchetti di sabbia e mollette da bucato,
- coperte,
nastri e corde,
- legni da costruzione,
- tavoli, panchette, sedie
- cesti
diversi per tenere ad esempio cortecce, conchiglie, pigne, sassi, lana di
pecora, piume, castagne, ghiande,
- bambole, teli per fasciare le bambole,
sacchetto a pelo per bambole,
- vari cesti e scodelline di legno,
- pastori e
pecore,
- cavallo di legno con carretto o carrozza,
- trottola di legno,
ecc…
I teli a gioco sono quadrati o rettangoli di seta colorata di
misure diverse, diventano vestiti per le bambole, abiti, mantelli, cappelli,
travestimenti, bandiere, fiumi, montagne. I bambini possono costruire case e
castelli meravigliosi! I pezzi di stoffa possono essere usati per ricoprire
sedie e tavoli o venire appesi agli elastici e tirati da un mobile all’altro.
Per fissare le stoffe si potranno usare mollette da bucato.
I cavalletti di legno sono da annoverare tra quegli oggetti da
costruzione che si auspica siano presenti nella stanza di ogni bambino. Per le
loro molteplici possibilità sono da ritenersi indispensabili. Ricoperti di un
telo, due di questi cavalletti possono formare un accogliente angolo per
bambole o un negozio.
Tutti gli spigoli devono essere ben arrotondati, l’asta
superiore può essere estraibile. Nell’asta trasversale superiore possono esser
praticati dei fori, in cui possono essere infilate delle canne per realizzare
dei tetti, coperti di teli, collegando tra loro due cavalletti. Durante il
gioco si trasformerà in una miriade di cose: n negozio, un teatrino, una casa
di bambole, un tavolo, uno scaffale, una casa (ricoperto da stoffa) etc..
I legni da costruzione, ricavati da pezzi di ramo di varia grandezza e
ricoperti di corteccia, offrono una grande quantità di forme organiche e di
colori naturali.
Basta scegliere dei rami con una
bella corteccia, del diametro da 2 a 15cm. I rami possono essere segati secondo
il peso in lunghezze diverse, da 2 a 25cm.
Con i rami molto grossi si tagliano
dei dischi di circa 4cm di spessore.
Non bisogna mai tagliare via del tutto i
rami laterali, ma lasciarli sempre per una lunghezza di alcuni centimetri.
Levigare
gli orli di taglio e strofinare bene i pezzi con cera d’api o olio di lino e
lucidare: in questo modo il legno è protetto e può essere pulito con
facilità.
Per la conservazione dei legni sono particolarmente indicati i cesti
di vimini. Il risultato sarà che i bambini potranno realizzare meravigliosi
paesaggi, castelli, città e mille altre cose!
Le bambole. Queste strane bambole costano care e molti non
vedono l’interesse di spendere 100-150 euro per una bambola “imperfetta” quando
ci sono meravigliosi esemplari, parlanti, piangenti, facenti pipi’ e
anatomicamente perfetti che costano meno della metà.
“Il fatto che la bambola sia
semplice, morbida e abbia, al posto degli occhi e della bocca, solo due
puntini, dà al bambino la libertà di concretizzare la sua fisionomia vaga in
una rappresentazione personale. Inoltre la bambola di stoffa è in grado di
modificare, agli occhi del bambino, la sua espressione a seconda dello stato
d’animo”. Il fatto che i lineamenti siano rudimentali è il frutto di una scelta
precisa, perché il bambino possa attribuire loro qualsiasi emozione. Sono
imbottite con lana di pecora, che si scalda tra le braccia del bambino, dando
la sensazione di una bambola “viva”
Il giocattolo dai cinque ai
sette anni.
Dai 5 ai 7 anni poche cose
possono essere aggiunte:
- vestiti per bambole,
- animali di lana fatti a
maglia,
- libri illustrati,
- un cestino da lavoro con forbici, ditale,
porta aghi, ritagli di stoffa e fili colorati.
Per giocare in giardino la cosa
più importante è la buca della sabbia.
Questa non dovrebbe essere troppo
piccola e abbastanza profonda.
La sabbia è un materiale ideale per la mano del
bambino, che vorrebbe continuamente formare e trasformare. Si può arricchirla
con delle conchiglie resistenti e con sassi interessanti.
Dei piccoli cestini
di giunco per setacciare, delle palette di legno ed alcuni ceppi di legno di
varie forme, stimolano a fare molti giochi. Se qualcuno non ha il giardino, no
problem! Guardate qui: http://www.equazioni.org/index.php/2010/06/14/sabbiera-da-balcone/
Nel gioco l’elemento essenziale e
formativo sta nel fatto che noi adulti dobbiamo arrestarci e lasciare il
bambino alle proprie forze autonome. Il gioco è guidato e sostenuto
dall’atmosfera che si crea attorno ai bambini. Se ci preoccupiamo di
circondarli di influssi puri, veri, controllati, affettuosi, fatti di calore e
bellezza, tutto questo rivivrà nei loro giochi. Se, con uno strappo brusco egli
viene disturbato nel suo sviluppo graduale, a volte anche lento, la sua
autocoscienza si risveglia troppo presto rendendolo insoddisfatto e
capriccioso. Ci sono delle differenze individuali che nel gioco vengono messe
in luce. Steiner dice: “ Il gioco raggiunge la sua massima caratterizzazione
intorno ai 5 anni. Naturalmente i bambini continuano a giocare anche dopo
quest’età, ma allora al gioco si mescolano altri elementi ed esso perde quella
caratteristica che lo fa apparire come fluito da un arbitrio interiore. Se si
vorrà guidare il gioco opportunamente, bisognerà tenere d’occhio il
temperamento del bambino. Di solito si ritiene che un bambino flemmatico possa
venir corretto proponendogli dei giochi molto vivaci che gli diano degli
stimoli; oppure che un temperamento chiuso in sé stesso, tendente alla
melanconia, si possa modificare con giochi che lo rallegrino. Ma questa
opinione non è esatta.; in realtà ciò che va fatto è proprio il contrario, ossia
si deve studiare il carattere di fondo del bambino e adattare il gioco al suo
temperamento. Si deve cercare, nel caso di un bambino lento, di imprimere anche
nel gioco un ritmo lento, mentre per un bambino più rapido il gioco sarà reso
veloce con passaggi graduali a ritmi diversi.”
Per una sana educazione del
bambino possiamo considerare anche un altro aspetto, quello di una distinzione
eccessivamente precoce tra uomo e donna. Gli aspetti umano-morali dell'uomo non
sono sottoposti a questa distinzione: la bontà, il coraggio, la pazienza,
l'audacia, la perseveranza, la compassione sono qualità umane in senso
generale. Nel gioco esse trovano modo di manifestarsi nelle forme più svariate.
Lasciamo dunque che il bambino sperimenti e viva questa qualità senza limitare
le sue esperienze ed ambiti troppo ristretti o con ruoli troppo determinati che
si rifanno inesorabilmente a stereotipi di dubbio valore educativo. Lasciamo
che i bambini cullino amorevolmente una bambola e che le bimbe scalino montagne
e guidino navi. Qualcuno trova strano che un bambino maschio giochi con le
bambole temendo che questo potrebbe “influenzare” la futura identità sessuale
di suo figlio. I bambini, fino all’età di sette anni, imitano gli adulti che
hanno intorno. Un bambino, maschio o femmina che sia, che passa la maggior
parte del tempo con la mamma, giocherà a passare l’aspirapolvere, a cucinare, a
stirare. Un bambino che vede la sua mamma accudire la sorellina (o il
fratellino) giocherà a cambiare la bambola.
Evitiamo piuttosto l'aggressività,
la violenza e la civetteria che esaltano gli aspetti dell'uomo lontani dalla
vera dignità umana.
Se si consente ai bambini di
sperimentare tutte le fasi del gioco fino all’età di 7 anni, le loro
percezioni, le impressioni dei loro sensi, la loro conoscenza delle relazioni e
le loro idee ed esperienze li avranno resi sufficientemente maturi da poter
affrontare le varie richieste, non solo intellettuali che la scuola porrà loro.
Il nostro tempo si potrebbe
definire l’epoca della “roba”; è tipico infatti dei processi industriali
produrre un’infinità di cose pronte per l’uso, che vengono subito utilizzate
per uno scopo ben preciso ma che non hanno nessuna durata. E’ anche tipico
della natura dei bambini stancarsi in fretta di un giocattolo molto specifico,
con un’unica possibilità di impiego. L’essenziale è non dare al bambino troppe
cose! Tale principio educativo in un paese industrializzato appare un’utopia e
i genitori che si prefiggono di metterlo in pratica si accorgono ben presto che
il loro programma viene sistematicamente intralciato da nonni, zii, cugini e
amici, che animati dalle migliori intenzioni, non mancano mai di portare una
marea di giocattoli pre-definiti, super-intelligenti, ultra-moderni quando
vengono in visita. Ci sono poi i compagni di gioco più forniti che usano
esibire con orgoglio l’ultimo dono ricevuto. Ciascuno però nel suo piccolo può
riuscire a creare l’ambiente migliore per i propri figli, filtrando, mediando,
neutralizzando, senza troppe rigidità..!Non è una battaglia persa!
Riferimenti Bibliografici.
“Gioco e giocattolo nei primi anni” di Luciana Liccione Pederiva
“Il gioco, il lavoro più serio per il bambino” di Joan Almon
“Educare alla libertà”, di Frans Carlgreen- Ann Klingborg, Filadelfia
Editore
“Educazione del bambino
e preparazione dei genitori”, di Rudolf
Steiner , Editrice Antroposofica
“L’educazione dei figli”, di Rudolf Steiner, Oscar Mondadori
Questi sono i link che vi suggerisco da cui poter acquistare giochi
waldorf:
Qui invece potete ordinare una
vera bambola waldorf . E’ una mia cara amica di Bologna che le realizza
interamente a mano! Sono semplicemente meravigliose!!!!!!!!!
Francesca Gasparini: http://www.pizzingrillo.it/
Queste sono letture e link che vi consiglio, con progetti
e schemi, per realizzare da soli i giocattoli per i propri figli anche con materiale riciclato!
“Bambini e bambole. Compagni di gioco fatti in casa” Karin Neuschutz- Filadelfia Editore
“Giocattoli fatti dai genitori” Jaffke Freya- Natura e Cultura
“Il giardino dei giochi dimenticati” Giorgio F. Reali e Niccolò Barbiero- Salani Editore
“Come sviluppare tutti i talenti del bambino”Arve Mathisen – Edizioni RED
Buon Divertimento!
NICOLETTA.
Ciao Nico! Bello il vostro blog! Brave! Un abbraccio
RispondiEliminaFrancesca
grazie francy! detto da te poi che sei una super-mamma "navigatissima" è davvero un bel complimento! aspettiamo con gioia suggerimenti, commenti e integrazioni. ci piace l'idea che questo diventi uno spazio di scambio e condivisione! un abbraccio
EliminaGrazie per aver condiviso queste riflessioni. Utilissime per chi come me condivide l'impostazione steineriana come proposta per il gioco del bambino. Sono in disaccordo con te però quando indichi come età per proporre libri illustrati i 5-7 anni. Il progetto nazionale "Nati per leggere" promosso dai pediatri e dai bibliotecari suggerisce la lettura a partire da 6 mesi. Ogni età prevede delle modalità di approccio al libro diverse ma si comincia ben prima dei 5 anni!
RispondiEliminaInoltre gli oggetti scelti per l'area gioco da 1 a 3 anni mi sembrano un po' pochi e la scelta mi sembra quanto meno discutibile. Dei contenitori in legno, dei teli in seta o delle formine possono andare secondo me.