Immaginiamo
di avere a che fare con un bambino e di cominciare descrivendogli una data
situazione, di proseguire con un richiamo su che cosa ci si aspetta da un “buon
bambino” ed infine con l’invito ad agire. Molto spesso al momento decisivo
arriva un “NO” e tutto finisce con una delusione. Ecco allora entrare in casa
premi e punizioni, ossia strumenti di potere esterni e, con essi, la rinuncia
all’elemento pedagogico vero e proprio. Il bambino viene indotto ad agire sotto
la pressione di un potere esteriore (desiderio di una ricompensa o timore del
castigo) quindi a comportarsi in modo estraneo al suo essere più genuino, cioè
per amore della cosa in sé. I nostri concetti sono il risultato di una lunga
esperienza, hanno acquistato un senso ai nostri occhi e ci servono come impulso
ad agire. Nel bambino questa base di esperienza manca, i concetti quindi non
rappresentano che una debole motivazione al suo agire. Quello che egli fa è
così connesso alle sensazioni che trae
sia dall’ambiente che dai propri processi corporei, che è una pretesa
davvero eccessiva chiedergli di ricordarsi degli ordini o dei divieti ricevuti
prima di fare qualcosa. Educare un bambino piccolo senza far ricorso
all’autorità sarebbe quasi impossibile se in lui, al posto dei concetti, non ci
fosse qualche cosa d’altro su cui far leva e di cui ci possiamo rendere conto
semplicemente osservando certi suoi comportamenti. Mettendo a confronto
l’adulto e il bambino possiamo comprendere che la successione pensiero,
sentimento e volontà risultano capovolte. Nell’adulto c’è prima il pensiero,
poi il sentimento e per finire la volontà; nel bambino sotto i 7 anni compaiono
prima la volontà, poi il sentimento ed infine il pensiero!Questo capovolgimento
rappresenta la chiave dell’educazione nella prima infanzia. Non è con le
discussioni, le spiegazioni ed i chiarimenti che si potranno coltivare le doti
naturali di un bambino di questa età, bensì con le opportunità che gli verranno
date di condividere le attività di adulti capaci di orientarlo nella vita. È
attraverso le azioni che giornalmente noi compiamo in presenza del bambino che
diveniamo i suoi educatori e non in virtù di quel che gli diciamo. Se il nostro
agire si ispira agli ideali di bellezza, bontà e verità gli apriremo la strada
che porta a questi ideali.
Educare
attraverso l’imitazione è ben più impegnativo che educare facendo uso
dell’autorità. Se l’autorità viene introdotta troppo presto (sarebbe meglio
dopo i sette anni) l’autonomia di esperienze viene a mancar. Ne consegue un
certo automatismo, un comportamento che può accompagnare per tutta la vita e
far sì che una certa persona si adegui a degli schemi prestabiliti e fissati da
altri. Quando la vita inizia sotto il segno della rinuncia, le conseguenze
saranno opposte a quanto accade se il bambino ha la possibilità di far emergere
le sue forze vitali e volitive e di andare incontro alla vita con energia ed
entusiasmo. Il bambino piccolo è estremamente delicato e titubante quando
compie i primi tentativi di uscire dal guscio e di mettersi in rapporto con
l’ambiente nel modo che gli è più congeniale. È troppo facile togliere ad un
bambino la possibilità di trovare
la propria strada, basta talvolta un atteggiamento tropo energico, un tono di
voce imperioso, una reazione troppo pronta, un rifiuto, un intromissione, un
rimbrotto. La sua vera natura viene soffocata. Se invece facciamo in modo di
circondarlo con la nostra comprensione affettuosa e partecipe, se assecondiamo
con calma i suoi timidi impulsi, allora gli saremo d’aiuto. SE il nostro comportamento
sarà conseguente, il bambino farà spontaneamente proprio quello che poco prima
aveva rifiutato di fare su comando, cercando anzi con tutto se stesso di farlo
bene perché le persone che lo circondano lo ritengono importante. Certo ci
vuole pazienza e capacità di attendere!
Come
adulti ci poniamo di fronte alle cose da osservatori, prendendone le distanze.
Se ci capita di venir trattati ingiustamente, esprimiamo un giudizio, lo
classifichiamo concettualmente e riflettiamo se sia il caso di prendere
posizione oppure lasciar correre. Il bambino, invece, è del tutto esposto alle
proprie impressioni, è scoperto, indifeso, e gli è impossibile chiudersi di
fronte ad esse. In molti casi appare chiaro che il bambino non ha affatto
compreso il motivo dell’intervento dell’adulto, gli rimane solo lo shock,
spesso verrà poi sorpreso a giocare con una bambola usando lo stesso tono di
voce, gli stessi gesti usati nei propri confronti.
Ciò
che induce il bambino a mettersi sulla difensiva è quel tipo di ordine che gli
viene trasmesso per mezzo di norme e concetti. Non è contro il contenuto di
questi che oppone resistenza, ma contro la loro forma concettuale che
appartiene ad un mondo intellettuale di cui egli non è ancora partecipe. La sua
reazione può assumere forme diverse. Una di queste è la ribellione verso la
costrizione esercitata dall’adulto. Un’altra reazione difensiva consiste in una
rapida capitolazione che prelude alla graduale perdita dello spirito di
iniziativa, ad un atteggiamento di
attesa che gli venga detto cosa deve o non deve far, e ad un certo
automatismo. Infine un’altra reazione che si osserva di frequente consiste in
un’eccessiva precocità intellettuale, per cui il bambino si ritira in un suo
ragionamenti, tende a cercare scappatoie e giustificazioni e a mentire. Un
intellettualismo precoce così risvegliato è diretto in primo luogo a criticare
gli altri; il bambino diviene pieno di pretese e si comporta in modo del tutto
opposto a quello che ci si aspetterebbe da un essere amabile e spontaneo. Molti
bambini cessano allora di giocare, non sanno più come occupare il tempo,
perdono la sicurezza e il senso di protezione, sono come respinti nella
profondità di sé stessi. Per sua natura il bambino è buono. Cessa di esserlo e
diviene complicato quando viene strappato dalla sfera che gli è propria.
L’educazione
Waldorf è tesa ad evitare il più possibile ogni intervento sul naturale e
libero sviluppo dell’essere infantile che possa turbare l’equilibrio del suo
stato di coscienza sognante. Il bambino però non è lasciato a sé stesso, ma
guidato con molto scrupolo e con i mezzi giusti, cioè con l’esempio e
l’imitazione. Se vogliamo che nel bambino si formi una buona capacità di
pensare dobbiamo preparare la strada,ossia favorire lo sviluppo di quegli
elementi dai quali nascerà il pensiero. Questi elementi, nel bambino piccolo,
sono di natura volitiva e connessi con l’iniziativa e l’azione. Nell’età
scolastica vengono interiorizzati in un mondo immaginativo e fantastico e solo
più tardi si trasformano in concetti. Una guida che tenga conto del susseguirsi
naturale di queste fasi evolutive porterà alla formazione di una vita di
pensiero di qualità ben diversa!
Cosa
possiamo fare come genitori a casa, nella vita di tutti i giorni?
Quando
rientriamo a casa dopo molte ore di lavoro che hanno richiesto da parte nostra
un intensa concentrazione, spesso siamo tesi e nervoso, stanchi e irritabili. I
nostri gesti e tutto il nostro atteggiamento rispecchiano questo stato d’animo,
la nostra voce ha un tono più acuto, il modo di parlare è rapido e concitato, i
nostri giudizi sono aspri e intransigenti. Tutto questo influisce sui figli e
viene da loro assorbito. Quante volte ci occupiamo di loro con i nostri tempi
accelerati! Il loro ritmo è un altro ed essi sentono che interiormente noi non
siamo disponibili. Allora cercano di farsi notare e così nasce il conflitto. È
specialmente durante i pasti che andrebbero evitati, alla presenza dei bambini,
riferimenti alla vita lavorativa, soprattutto se si tratta di esperienze e di
sentimenti che riflettono atteggiamenti critici o delusioni. La conversazione
dovrebbe essere condotta in modo che i piccoli si nutrano in un’atmosfera
distesa. Il bambino piccolo non segue la conversazione intellettualmente ma vi
si immedesima spontaneamente con tutto sé stesso. L’atmosfera che lo circonda
influisce persino sulla sua digestione. Il disagio che molti bambini
manifestano a tavola e la loro frequente inappetenza spesso non sono altro che
una reazione ai discorsi che sentono fare e al clima che caratterizza il
pranzo.
Parlare
dei bambini in loro presenza, sia per elogiarli che per ridere di loro, anche
se a volte è difficile trattenersi davanti alle loro uscite singolari, toglie
loro la spontaneità e li induce all’autocompiacimento e alla maleducazione.
Un
controllato riserbo deve caratterizzare anche le nostre reazioni di fronte ai
disegni dei bambini. Critiche e correzioni li privano della loro candida
sicurezza originari, dato che essi vivono ancora in un mondo di creatività
primitiva, fatto di sogno e metamorfosi.
Nel
rispondere alle domande dei bambini piccoli, bisogna stare molto attenti a non
trasmettere un modo di pensare proprio di un'eta superiore. Rispondere alle
domande del bambino significa immedesimarsi nel suo stato di coscienza,completate
le sue esperienze,porgergli delle immagini e non dei concetti.
Se si
desidera salvaguardare lo spirito di iniziativa del ambino, e ci si astiene dal
dargli troppe direttive, il ritmo e la regolarità sono di grande aiuto.
Spesso
i bambini piccoli chiedono di fare da soli:vogliono vestirsi o mangiare senza
aiuto,mettendo a dura prova la nostra pazienza. Tuttavia se accettiamo per
quanto possibile di lasciarli fare allegramente, anche se sulle prime sono un
po' impacciati e impiegano piu' tempo,avremo contributo favorevolmente al loro
sviluppo.Spesso, purche' abbiano
tempo a disposizione, trovano loro stessi il modo migliore per compiere
una determinata operazione. Il fatto di servirsi delle proprie membra, e di
muoverle per volonta' propria, li aiuta ad acquisire non solo abilita' e
indipendenza, ma anche prudenza, scrupolosita' e amore.Oltre al ritmo e
all'ordine anche lo stile di vita e' :della massima importanza: l'ambiente nel
quale cresce deve essere caldo,sano,naturale,privo di attriti. quando stiamo
per rivolgere ad un bambino un rimprovero o un divieto, faremmo bene a fermarci
e a pensare. Prima per chiederci se il nostro intervento in quel preciso
momento e' necessario, e poi per riflettere sulla reale intenzione che ha
ispirato il suo gesto. I bambini sono pieni di iniziative, e' bene
favorirle.Quando ci propongono qualcosa o chiedono un permesso dovremmo
rispondere di no il meno possibile, cercando magari di deviare la loro
richiesta, quando non e' possibile soddisfarla nella forma da loro prospettata.
Bisogna evitare in ogni caso di dire di no e poi, visto quanto il rifiuto pesi
al bambino,cambiare idea. Il fatto che le nostre decisioni siano
contraddittorie lo porta fuori strada inducendolo a mettere in discussione ogni
nostra presa di posizione. Dobbiamo dargli la sensazione che per noi i no e i si sono irrevocabili e frutto di riflessione. Le decisioni non
dovrebbero dipendere dagli umori del momento ma fondarsi su delle oggettiva
necessita'.Ci sono solo tre motivi per dire di no ad un bambino:1. Quando
accontentarlo puo' danneggiare la sua salute. 2. Quando accontentarlo danneggia
qualcun altro.3. Quando il suo comportamento fa prevedere un danno.Per il
bambino e' importante ottenere dall'adulto una decisione chiara, che lo aiuti
ad orientarsi nella vita e gli faccia sentire che nulla e' arbitrario e che
esistono delle leggi e delle necessita'. Spesso si puo' fare leva
sull'esperienza diretta; così' per esempio, invece di dire: "non toccare
quella pentola perche' scotta!" potremmo dire "quella pentola e'
calda, senti tu stesso con il tuo dito, ma fai attenzione!". Cosi' gli
saremo vicini con simpatia, pro ti ad aiutarlo e a fargli prendere contatto con
la vita senza frustrarlo. Nei confronti del bambino piccolo la nostra funzione
si esplica attraverso il comportamento, percio' buona parte dell'educazione
consiste nell'autoeducazione esercitata dall'adulto. Nei confronti dei bambini
l'osservazione e' la guida piu' sicura, pur he' ispirata dall'amore e dalla
sincerita'. Solo cosi' potremo correggere i nostri errori e trovare degli
spunti in tutti quei casi nei quali i principi e le regole falliscono. L' idea
della non interferenza degli adulti in molte situazioni non va confusa con un
atteggiamento di abbandono che priva il bambino dalla necessaria protezione e
lo fa sentire isolato e indifeso di fronte al mondo.Egli ha bisogno della sua
mamme e del suo papa' che, per la sua sensibilita' rappresentano non solo una
regola di vita, ma anche sicurezza e difesa.
Quando
un bambino vive con un padre che per esempio si manifesta n ogni momento con
accessi di collera, allora il bambino partecipa a questa esperienza in maniera
che essa si esprime nel suo respiro e nella circolazione del suo sangue:essa
plasma i polmoni, il cuore, tutto il sistema dei vasi, e il bambino porta
plasmato interiormente in s'è durante tutta la vita cio' che attraverso la
vista dell'azione di un padre collerico si e' formato plasticamente in lui. Nei
piu' sottili movimenti che gli adulti fanno attorno a lui il bambino sperimenta
i pensieri che essi hanno. Non dovremmo quindi mai permetterci di avere dei
pensieri non puri e immorali nelle vicinanze di un bambino e dire che nei
pensieri possiamo permettercelo perche' tanto il bambino non ne sa niente.
Questo non e' vero, il bambino li percepisce, specialmente nei suoi primi anni.
Egli e' infatti un sottile osservatore e imitatore del suo ambiente. Poiche' il
bambino e' tutto organo di senso, deve assorbire tutti quei gesti intorno a lui
che gli occhi non possono evitare. Egli pero' li riceve appunto solo da
sveglio. Poi si addormenta e durante il sonno fa le sue scelte: cio' che vuole
accogliere lo trasferisce dalla propria anima al proprio corpo, e getta via nel
mondo eterico cio' che non vuole accogliere.Il bambino accoglie cosi' nella propria
corporeita' solo cio' a cui e' predestinato dal proprio karma. L' azione del
karma e' particolarmente vivace nei primissimi anni d infanzia.
I
bambini piccoli vivono nel presente, ed hanno esperienza solo di ciò che dicono
i loro sensi. Essi reagiscono immediatamente a ciò che vedono e sentono.
Chiunque abbia avuto a che fare con bambini di età prescolare sa che essi
vogliono fare le cose che fanno i grandi. Essi imitano ogni cosa che accade
intorno a loro. Eppure pochi adulti realizzano che questa innata abilità a
imitare può essere usata a proprio vantaggio nel crescere un bambino. Molti
credono che si creeranno molti problemi se i bambini parteciperanno a ciò che
fanno loro. Hanno paura che il bambino si faccia male, e pensano che sia meglio
lasciarlo da solo nella sua cameretta o di fronte al televisore. I bambini non
si curano molto delle occupazioni artificiali, create ad hoc per loro, è il
mondo reale “di tutti i giorni” che vogliono sperimentare!
A
casa ciò si traduce nel rimandare le abituali attività a quando il bambino è
addormentato, semplicemente perché sono più facili da svolgere senza il bambino
intorno, piuttosto che farle con lui quando è sveglio:per esempio rifare i
letti, fare le pulizie, lavare i piatti, lavare la biancheria e stenderla,
etc..Tali attività dovrebbero essere svolte in modo che il bambino piccolo
possa sperimentare ciò che si sta facendo. Si potrebbe per esempio mettere una
sedia o un seggiolino di fronte al lavandino; avere a portata di mano diversi
stracci e spugne; sistemare una corda del bucato a un’altezza tale che il
bambino possa arrivarci facilmente,; avere sottomano aghi grandi senza punta
con del filo grosso e della stoffa. Certo il nostro lavoro durerà più del
solito..il premio però è che i bambini saranno contenti e non sarà necessario,
per intrattenerli, inventarsi qualcos'altro. Di fatto, condividere le attività
con gli adulti ispirerà spesso i bambini a continuare a giocare da soli una
volta che il lavoro è finito.Se u bambino sta partecipando, è importante che
gli sia permesso di smettere quando vuole. È il processo in sé che interessa il
bambino, il risultato non gli importa minimamente.
Quando
i bambini hanno raggiunto la consapevolezza di sé stessi, quando possono farsi
capire e camminare intorno senza aiuto, allora restano intossicati dalle loro
notevoli capacità. Si stabilisce la fase della sfida. Il bambino di tre anni
usa la sua volontà nelle situazioni più inimmaginabili; non è mai abbastanza
indisciplinato o ostinato. Ha luogo una meravigliosa dimostrazione di forza. Il
bambino sta giocando con la realtà dell’individualità nella pura gioia di
possedere la forza di volontà senza uno scopo definito.
Di
cosa ha bisogno una volontà per crescere? Noi costringiamo i nostri bambini ad
accettare la nostra volontà come fosse la loro. E’ vero che possiamo
convincerli a fare ciò che vogliamo. Talvolta però non sappiamo più che pesci
pigliare, abbiamo esaurito la nostra fantasia e la nostra pazienza. Ci
irritiamo, li seduciamo con un premio o li minacciamo con una punizione. Magari
alla fine otteniamo che facciano ciò che vogliamo noi, ma la loro volontà in
tal modo non viene nutrita! Il concetto di autorita' oggi e' divenuto
discutibile. I genitori giovani e alcuni psicologi ritengono che i bambini
devono stare alla pari con gli adulti abbastanza presto. Nella tendenza a
trattare i bambini in modo cameratesco, senza imporre loro la propria
responsabilita' di adulti, sembra quasi di cogliere un'affettuosa modestia. Ma
succede anche che termini arditi come liberta' o uguaglianza nascondano un'
insicurezza pedagogica e il desiderio di sottrarsi, per debolezza o
indifferenza, alle proprie responsabilita', anteponendo le proprie esigenze a
quelle dei figli. La vera autorita' e' qualcosa che non si ottiene ne' si conserva
adottando misure esteriori. Ogni forma di rispetto che sia frutto di
costrizione non ha valore per l' evoluzione del bambino! Essa può essere
educata solo indirettamente. Le modalità di approccio sono molte e i bambini
sono diversi tra loro. Un lavoro pratico e cooperativo con mamma e papà porta
la volontà dei bambini nella sfera del sociale e favorisce l’impulso
all’altruismo. La volontà non può vivere in isolamento nell’individuo. Può
crescere solo quando è legata ad esperienze di appartenenza agli altri.
“di
cosa ha bisogno mio figlio, di punizioni o di capire?” è una domanda che i
genitori si pongono quando il figlio ha commesso qualcosa di sbagliato.
Generalmente piccoli disastri si verificano per mancanza di attenzione, o
perché il bambino sta scoprendo gioiosamente qualcosa di nuovo. Prima dobbiamo
vedere se il disastro è stato fatto di proposito o se è stato un incidente. Nn
è insolito che i bambini mettano alla prova i genitori. Allora bisogna capire
se andargli incontro con minacce o con affettuosa fermezza. È sempre necessario
stabilire dei confini. A volte una piccola e veloce tempesta può essere meglio
di accuse protratte. La punizione ha un significato solo quando arriva subito
dopo il misfatto. I bimbi piccoli vivono nel presente, perciò se la reazione
arriva immediatamente essi la comprendono! Se un bambino ha offeso o fatto male
ad una altro è importante che glielo si faccia capire. Quando ammette di avere
sbagliato, abbiamo già ottenuto molto, e farlo partecipare a mettere le cose a
posto è un buon aiuto per riparare il danno. Anche noi adulti a volte
commettiamo degli errori. Non sempre diamo un esempio appropriato, ma questo ci
offre l'opportunita' di comportarci diversamente la prossima volta. Non c'e
nessun problema nel fatto che i genitori chiedano scusa ai loro figli,e' in
questo modo che diventano dei veri modelli.
E'
compito del genitore agire con la massima abnegazione. Egli deve vivere presso
il bambino in modo che lo spirito di lui abbia modo di vivere la propria vita.
Mai dovremo voler fare dei bambini una copia di noi stessi. In loro non deve
sopravvivere in modo costrittivo e tirannico cio' che era nel genitore ai tempi
in cui lui stesso cresceva, veniva educato ed istruito. Occorre saper educare
in modo da rimuovere gli ostacoli fisici e animi ci che si frappongono a quanto
di nuovo, grazie ad un ordinamento divino, penetra in ogni epoca nel mondo per
mezzo dei bambini; bisogna far si' che i bambini vivano in un ambiente in cui
il loro spirito possa affrontare la vita in piena liberta'.
Indicazioni Bibliografiche:
Indicazioni Bibliografiche:
“L’educazione dei figli” di Rudolf Steiner- Oscar Mondadori
“Educare alla libertà” di Frans Carlgren e Arne Klingborg- Filadelfia Editore
“Come sviluppare tutti i talenti del bambino”Arve Mathisen – Edizioni RED
NICOLETTA.